GROSSETO – Italicum e riforma costituzionale. Sono gli argomenti su cui i comitati referendari per il No stanno raccogliendo le firme per i tre referendum che si terranno ad ottobre.
Nel caso dell’Italicum si tratta di due referendum abrogativi, quello per i capilista bloccati e per le candidature plurime, e quello per il premio di maggioranza e il ballottaggio senza soglia.
Il referendum costituzionale è invece confermativo, ossia gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sulla recente riforma costituzionale. Votando No, come richiedono i comitati, la riforma non verrà confermata. Il referendum in questo caso è possibile in quanto non è stata raggiunta la percentuale dei 2/3 dei parlamentari.
«C’è molta confusione su questi referendum – afferma Giuseppe Corlito -. e invece è fondamentale difendere la Costituzione. Abbiamo rischiato lo spacchettamento: questa modifica riguarda 47 articoli e abbiamo rischiato di avere 47 quesiti. Si sarebbero approvare anche solo alcune parti del progetto Renzi-Boschi, con il Pd spostato al centro si è infatti formata una opposizione di destra e una di sinistra, aver mantenuto unito il quesito ha bloccato questo tipo di manovre».
Poi Corlito entra nel merito «Non è vero che così facendo si modifica solo la seconda parte della costituzione, di fatto si modifica, ad esempio, anche l’art. 11 in cui si dice che l’Italia ripudia l’uso della guerra per risolvere le controversie internazionali e che le missioni debbono essere decise dal Parlamento riunito in seduta congiunta. Di fatto ora il governo può proporre l’entrata in guerra e dettare l’agenda al Parlamento che in una sola Camera discuterà il decreto legge. Si sta cercando di introdurre un premierato forte».
«Con l’Italicum del ddl Renzi-Boschi un Parlamento di nominati farà ciò che dice il governo. Questo produrrà una grossa alterazione dell’assetto costituzionale riducendo il peso del Parlamento e rendendo il Senato un ibrido impotente. Si dice spesso che il processo legislativo è lento: il nuovo ddl prevede sette diversi iter per le leggi; quindi non si semplifica affatto, anzi». Prosegue Corlito che ricorda come le firme per il referendum costituzionale vengano raccolte in ciascuno dei 28 comuni. «Faremo banchetti ovunque per stimolare la riflessione e informare i cittadini».
Quasi 400 le firme raccolte nella nostra provincia un sesto dell’obiettivo. L’obiettivo nazionale è ovviamente raccoglierne 500 mila. Critico al riguardo Silvano Brandi «Mangano i segretari generali, che si dividono su più comuni, le amministrazioni sono ridotte ai minimi termini e vidimare le firme diventa sempre più difficile. Su una riforma costituzionali i cittadini di una democrazia dovevano essere coinvolti, e invece si è deciso tutto dentro palazzo Chigi. Se non passa la riforma Renzi dice che andrà a casa, ma per noi questo non è un voto contro il Governo, per la nostra Costituzione».