GROSSETO – Subito la carta dell’allevatore, un premio produzione a capo allevato e una gestione corretta degli ibridi. Sono queste le proposte in merito alla problematica degli attacchi alle greggi che il direttore di Confagricoltura Grosseto, Paolo Rossi ha presentato alla Regione Toscana, nella audizione davanti alla Commissione Attività Produttive.
Il direttore ha richiamato i consiglieri alle loro responsabilità rispetto ad una situazione ormai insostenibile per il settore allevatoriale ovicaprino dalla intera regione e in particolare in Maremmana, dove percentualmente sussiste il numero più alto di capi allevati. “Quando siamo in emergenza – ha aperto – interviene la protezione civile. E noi essendo in emergenza non possiamo pensare a norme di gestione corrente ma ad interventi drastici. Ecco perché richiamo alla necessità di avere un unico tavolo di regia che ci metta nelle condizioni di capire esattamente quali sono gli interventi fondamentali per risolvere un problema di carattere economico-sociale, essenziale per la sopraVvivenza e il presidio territoriale per questa regione.” Secondo Rossi questo tavolo consentirebbe di definire i passaggi successivi per risolvere il problema che non si deve ridurre alla dicotomia lupo sì, lupo no, ma è più ampio perché la predazione è un danno economico all’impresa, che riguarda le specificità di un territorio e quindi le esigenze che ci sono.
“A me piacerebbe pensare – ha rilanciato il direttore di Confagricoltura Grosseto – che questa Regione, così sensibile al problema delle predazioni, lanciasse la proposta nazionale di sottoscrivere la Carta dell’allevatore, come quella del lupo, che parli del valore dell’allevatore e del reddito che esso crea. Il suo valore come presidio territoriale e capacità di mantenere una attività viva in ambienti che sovente non è possibile impiegarli in altro modo, ma anche il valore che esso ha nella tradizione. La Toscana è apprezzata e riconosciuta nel mondo perché è il frutto di centinaia d’anni del lavoro di tanti allevatori e agricoltori; gli stessi che oggi dobbiamo tutelare, sostenere, aiutare. Per questa ragione dobbiamo far sì che la politica si faccia carico di questa esigenza, perché porsi di fronte il solo problema di abbattere o meno il lupo è fuorviante. Si deve creare una cultura nuova e un ascolto nuovo.”
Rossi è entrato poi sul tema dei danni, a pagare i quali deve essere lo Stato, visto che il lupo è patrimonio statale indissolubile.
“Non è giusto impiegare i soldi del piano di sviluppo rurale, denari degli allevatori che la Comunità Europea eroga per lo sviluppo, per attività legate alla gestione e al pagamento di cose che non possono essere a loro carico. Che ci pensi lo Stato a trovare le risorse finanziarie per i pagamenti senza attingere al PSR.” Il direttore chiude il suo intervento chiedendo alla Regione di farsi carico del problema degli ibridi e di erogare un contributo premiale a capo per gli allevatori. “Non è pensabile che un comune piccolo, con le scarse risorse finanziarie di cui è dotato, si possa fare carico di mantenere un cane per sette, otto anni dentro un canile. E’ eticamente sbagliato, perché un sindaco deve pagare le mense scolastiche e fare altra attività e perché non è giusto che un animale, così asociale, passi la sua esistenza isolato in uno spazio limitato. Altrimenti le risorse si trovino altrove, all’interno del bilancio regionale, magari creando tre o quattro centri di raccolta in Toscana; ciò faciliterebbe i Comuni che porrebbero una maggiore attenzione al contenimento degli ibridi, senza problemi di bilancio.” E chiude l’intervento con un appello riprendendo un famoso slogan. “Chi davvero aiutar vuole, faccia più fatti e non parole.”