GROSSETO – «Tutto ha inizio quasi per caso: noia, voglia di passare del tempo, passione per un mondo veloce e senza troppe pretese. Poi, pian piano, ecco l’incubo. La caduta. La devastazione interiore». Così Giacomo Gori, candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle a Grosseto parladella ludopatia, l’ossessione per il gioco d’azzardo.
«Come uomo, ancor prima che come candidato a sindaco, mi sento di esprimere la più completa vicinanza a chi – giocatore e familiari – si è ritrovato a dover fare i conti con una vita rovinata dal gioco d’azzardo e dalle slot – prosegue Gori -. Quello legato alla ludopatia è infatti un processo umano angosciante, fatto di solitudine e dolore. In una società in cui tutto corre via in fretta, in cui i valori vanno svanendo, in cui l’attenzione a chi ha bisogno è sempre più sottile, non è facile uscire da dinamiche che rischiano di trascinare a sé l’esistenza di intere famiglie. Penso a chi riversa tutto lo stipendio in bocche elettroniche infernali. E chi si fa sopraffare da un demone incontrollabile».
«Come futuro primo cittadino sento forte la necessità d’intervenire su questo versante. Occorre infatti lavorare per offrire alle piccole realtà imprenditoriali delle vie d’uscita da quello che è un mercato che non dev’essere incoraggiato. Ovvio, questo non significa penalizzare oltremodo chi, per vivere, ha un’attività commerciale che contempla la presenza di slot. Ma il Comune può e deve dare soluzioni alternative al proliferare delle macchinette. Anche agendo con maggior vigore e attenzione nel supporto sociale, nella formazione e informazione e nella condivisione di esperienze».
«Questo quel che faremo, con rigore e serietà, una volta vinte le elezioni. Un progetto dedicato al contrasto della ludopatia è indispensabile: lo realizzeremo grazie al contributo di esperti del settore che potranno indicare una strada da percorrere che sia concreta e di rapida realizzazione. Perché la politica, oltre alle chiacchiere, deve mettere in piedi dei fatti. Altrimenti è pura propaganda. E noi, a questo, non siamo abituati».