GROSSETO – Arrivano le prime disdette per la stagione balneare 2016. La storia dei presunti scarichi a mare di materiale inquinante dal porto di Marina di Grosseto si sta allargando tanto che la società che gestisce il Porto della Maremma sporgerà querela contro l’autore del video che è diventato virale in rete.
«Si tratta semplicemente di uno spostamento di terra e sabbia dall’avanporto al mare – afferma Luciano Serra preside del porto della Maremma – un lavoro che viene fatto da 13 anni con tutte le autorizzazioni della Capitaneria di porto e le analisi fatte da Arpat. Abbiamo fatto le analisi 20 giorni fa ed era tutto in regola». Insomma non si tratta di petrolio né di idrocarburi.
Intanto, come raccontano alcuni balneari, il telefono non smette di squillare, i clienti chiamano preoccupati per capire cosa è successo. «Questo è un danno enorme, ma non solo per noi, che pure diamo lavoro a 87 persone – precisa Serra –, per tutta la nostra terra. Per questo abbiamo dato mandato al nostro avvocato per tutelarci». Una scelta che potrebbe essere seguita anche dalla Pro loco di Marina di Grosseto «In caso ci fossero gli estremi, saremo pronti a denunciare chi ha pubblicato i video in rete, causando danni enormi al nostro turismo». Afferma la Proloco che martedì 26 aprile, alle ore 21, ha indetto una riunione aperta a tutta la cittadinanza, per discutere dell’argomento.
Quello che viene fatto al porto di Marina è una operazione che si svolge da 13 anni ogni inizio di stagione, una operazione autorizzata dalla Capitaneria di Porto, una “movimentazione ordinaria” la definisce Serra. Praticamente il mare porta dentro il porto la sabbia, e terra arriva dal canale. Tutto questo materiale si sedimenta sul fondo del porto nel corso dei mesi abbassando il fondale e rendendo impossibile la navigazione delle imbarcazioni così ogni primavera la direzione del porto compie questa operazione di dragaggio, di mantenimento della linea di costa.
Ma non ci sarebbe materiale pericoloso. Il cattivo odore e anche il colore scuro sarebbe dato dall’anossia. Ossia questa sabbia mista a terra che si sedimenta sul fondo si decompone. Ma una volta a mare non è inquinante. E del resto il porto non è un lago, ma appunto, un canale che è in continua comunicazione con il mare e dunque se ci sono degli inquinanti questi di fatto finiscono a mare ogni giorno.
Già in passato c’è stato chi aveva chiesto ragione di questo materiale. «Questa storia va avanti da troppi anni – ribatte Lorenzo Mancineschi che ha realizzato il video – questo era l’unico modo per farlo venire fuori». Sul rischio di una denuncia Mancineschi fa spallucce «Prenderemo atto delle conseguenze». Ma poi insiste ci sarà un organo competente che dovrà «indagare e andare fino in fondo. Mi hanno telefonato da Venezia e questo lavoro non si fa così, lì il materiale viene messo su una chiatta e portato via. Alla domanda se abbia contattato l’Arpat prima di pubblicare il video o se abbia fatto una denuncia risponde «Abbiamo esposto la situazione alla Guardia costiera».
Quest’oggi sul posto è intervenuta l’Arpat che ha effettuato ulteriori rilievi oltre alla Forestale, la Capitaneria che ha concesso le autorizzazioni, la Polizia municipale e i Carabinieri. «Martedì chiederò all’avvocato del Comune di valutare se vi sono gli estremi per procedere a livello legale – afferma il vicesindaco Paolo Borghi -. Tanto ci vuole per costruire e nulla per distruggere».
«Complimenti a chi ha sparso a piene mani fango sull’immagine della nostra costa – gli fa eco l’assessore Luca Ceccarelli -. Gli interventi periodici di dragaggio, fondamentali per la sicurezza della navigazione, sono autorizzati con ordinanza della Capitaneria di Porto e monitorati da tutte le Autorità, compresa ARPAT che effettua campionamenti per garantire il rispetto dei valori consentiti. I lavori si possono svolgere fino al 30 aprile e solo in alcune date prestabilite successivamente. Il danno di queste cialtronate, opera di improvvisati “giornalisti”, che stanno girando su portali nazionali che evidentemente non verificano affatto le notizie prima di pubblicarle, porteranno danni enormi al nostro turismo. Il giornalismo è una professione seria, che non può essere esercitata da chicchessia, specie da persone prive di professionalità ed etica».