GROSSETO – Dipendenti sottopagati, finti volontari, contratti anomali. È partita da qui la causa che un gruppo di giovani ha intentato contro la onlus di Lucca per cui hanno gestitot e organizzato ben sei centri di accoglienza profughi in Maremma. Un lavoro costante e preciso, oltre che professionale, che ha portato una crescita nei migranti assistiti da 25 a 149, e dunque anche dei rimborsi per ciascun ospite pagati dal Ministero.
Un giro di affari di 3 milioni e 600 mila euro tra le sedi maremmane e quella in Sardegna e a Lucca. Un’opera totalmente organizzata dai lavoratori (che hanno anche anticipato le spese per i materassi, l’abbigliamento, le marche da bollo per i documenti) un lavoro che, secondo gli accordi presi, avrebbe dovuto trasformarsi presto in un contratto da dipendenti.
E invece questa trasformazione non è mai arrivata. I lavoratori hanno continuato ad avere un contratto a Progetto, mentre qualcuno risultava come volontario e percepiva una sorta di rimborso spese. Ed è stato proprio questo che ha insospettito l’ufficio del lavoro che, il 6 ottobre scorso, ha effettuato un controllo a Roccastrada, trovando appunto due volontari che tali non erano e costringendo l’associazione alla loro stabilizzazione.
«La onlus – afferma Luciano Fedeli che era il responsabile per la Maremma dell’associazione di Lucca – mi disse che avrebbe mandato una nota all’ufficio del lavoro per spiegare la situazione di queste due persone. Solo che in questa nota si dichiarava il falso e io mi rifiutai di consegnarla». Da lì i rapporti si sono andati deteriorando e quando i lavoratori hanno iniziato a chiedere quanto pattuito, ossia l’assunzione, l’associazione ha deciso di fare a meno di sette su dieci lavoratori, prendendo al loro posto altre persone.
«Questa – afferma l’avvocato Alessandro Antichi che cura la causa – è una elusione delle norme sul lavoro. Inoltre si interviene in un settore delicato come quello dell’accoglienza dove ci sono grossi numeri in ballo, economicamente parlando, che non vanno nelle mani dei profughi o di chi lavora ma nelle mani di chi, furbescamente, organizza i servizi facendoci la cresta. Tra l’altro l’associazione non ha attività sul territorio se non quella svolta dai lavoratori che hanno creato il servizio ex novo, e dunque resta difficile pensare che tutto ciò si facesse solo con contratti a progetto».
Praticamente grazie ai contratti fatti la onlus è riuscita a risparmiare, solo in maremma, 113.897 euro dal settembre 2014, mentre, solo nel 2015, sempre in Maremma (dove ha strutture nei comuni di Gavorrano, Massa Marittima, Montieri e Roccastrada) ha “portato a casa” un milione 250 mila euro. Cifre importanti, tanto più se si pensa che una onlus, come tale ha anche un regime fiscale agevolato.
«Abbiamo cercato un accordo con i sindacati – prosegue Fedeli – per aver riconosciuti quelli che sono i requisiti minimi spettanti. Quando l’associazione ha partecipato al bando ha garantito che avrebbe stabilizzato il personale. E invece non è successo. Quando si gestiscono soldi pubblici queste cose non si possono fare».
«Siamo delusi ma contenti di essere usciti con le mani pulite da una situazione ambigua – affermano i lavoratori che aspettano ancora gli stipendi arretrati -. Sostanzialmente quello che chiediamo è il pagamento della giusta retribuzione rispetto al lavoro svolto».