GROSSETO – Domenica 17 aprile si voterà per il Referendum, conosciuto dai più come “delle trivelle”. Un Referendum che è stato fortemente voluto da alcuni presidenti di Regione, ed è il primo in Italia voluto dalle Regioni (bastano cinque consigli comunali: in questo caso sono stati nove).
Gli elettori dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 20 chilometri da terra, debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione.
Se vinceranno le ragioni del sì le piattaforme che si trovano entro i 20 chilometri (12 miglia) dalla costa verranno smantellate allo scadere della concessione anche se c’è ancora gas o petrolio da estrarre. Se vinceà il No (o se non si raggiungerà il quorum se non dovesse votare un numero sufficiente di cittadini: il 50% +1) le piattaforme resteranno dove sono sino ad esaurimento del giacimento.
La situazione resterà invece invariata sia per le perforazioni di terra che in mare oltre i 20 chilometri. Resterà peraltro invariata anche per le nuove perforazioni entro quel tratto di mare che sono già proibite e tali resteranno comunque vada.
I referendum in principio erano sei, ma il Governo ha effettuato alcune delle modifiche richieste (si rivendicava per gli enti locali un ruolo rilevante nelle decisioni sullo sfruttamento di gas e petrolio) così che gli altri cinque sono di fatto divenuti inutili.
Non tutti hanno capito sino in fondo le ragioni di questo referendum, di fatto molto tecnico, e così noi vogliamo aiutare i nostri lettori a “fare il punto” e decidere se votare sì, no, o anche astenersi, attraverso l’opinione di due noti esponenti maremmani che ci diranno cosa faranno e perché.
LUCA SANI: Ecco perché voterò NO
Il deputato Pd e presidente della Commissione agricoltura della Camera Luca Sani ha annunciato che voterà NO al referendum
«Premesso che da italiano medio, nella vita quotidiana non posso rinunciare all’auto che voglio guidare su strade sicure e quindi ben asfaltate; che la mia casa ricca di arredi, suppellettili e tecnologia realizzata con derivati del petrolio è riscaldata a metano; che – prosegue Luca Sani – pretendo scuole calde per i miei figli e ospedali climatizzati pronti ad accogliere e curare me o i miei cari dopo eventuale trasporto in ambulanza o elicottero; che mi piace fare vacanze prendendo aerei o traghetti; che mi rassicura vedere girare le pattuglie di polizia etc..etc.. e che se una sola componente di queste non funziona, divento inquieto. Considerato che mi impegno in un settore in cui i trattori, le pompe di irrigazione, le caldaie per le serre, i motori dei pescherecci, i mezzi che trasportano prodotti freschi e conservati (anche quelli biologici) vanno a gasolio. Ritenendo un errore la rinuncia a quel poco di risorsa nazionale già in sfruttamento per aumentare l’approvvigionamento attraverso pericolose petroliere da paesi che per le fonti fossili fanno guerre o finanziano il terrorismo. Richiamandomi anche alla mia personale, modesta e marginale cultura mineraria, a cui però sono intimamente affezionato, che mi fa essere fraternamente solidale con i lavoratori impegnati nel settore. Sostenendo con convinzione il piano delle rinnovabili del Paese. Rispettando le posizioni del si, comprendendo il senso dell’astensione, domenica voterò NO ad un assurdo e ipocrita referendum».
«Il costo delle bollette energetiche rappresenta un gap per lo sviluppo delle imprese e queste sono più alte anche perché siamo dipendenti dall’estero per l’approvvigionamento energetico. La ricerca delle fonti energetiche è importante: questo è un paese che grazie alla ricerca di fonti energetiche ha dato vita all’Eni che, assieme a Finmeccanica è uno de settori che ha reso grande nel mondo l’Italia – sottolinea Sani -. Non comprendo poi l’ipocrisia di certe posizioni che fanno uso comune di una serie di oggetti che provengono dal petrolio e poi però si schiera per il SI’, quale dovrebbe essere la soluzione? Continuare ad acquistare petrolio dai paesi arabi che poi magari finanziano l’Isis? Per tutte queste ragioni voterò NO al referendum del 17 aprile».
ANGELO GENTILI: Ecco perché voterò SI’
Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente spiega perché al referendum voterà SI’
«Ci sono tanti buoni motivi per andare a votare sì al referendum del 17 aprile. Dobbiamo raggiungere il quorum (il 50% + 1 degli aventi diritto) e dire sì all’unico futuro che l’Italia merita – afferma Gentili -: rinnovabile, pulito e giusto.
1 – Diamo una scadenza certa alle concessioni di petrolio e gas in mare entro le 12 miglia dalla costa. La vittoria del referendum cancellerà l’ennesimo regalo fatto alle compagnie petrolifere, che al momento non hanno alcun limite di tempo.
2 – Non rinunciamo a una risorsa strategica. Il contributo delle attività estrattive entro le 12 miglia sono pari al 3% dei nostri consumi di gas e meno dell’1% di petrolio: quantitativi ridicoli per i nostri fini energetici, a fronte di rischi incalcolabili.
3 – Ci riappropriamo del nostro mare. Attualmente, solo le compagnie petrolifere che operano entro le 12 miglia godono del privilegio di concessioni a tempo indeterminato. Nessuna concessione di un bene dello Stato può essere affidata a un privato senza limiti di tempo: se vince il sì, sarà ripristinata la data di scadenza delle concessioni e il bene pubblico resterà tale.
4 – Le energie rinnovabili coprono il 40% dei consumi elettrici del nostro Paese, e sono la prima voce di investimento nel mondo. Non sarà il referendum a mettere a rischio i posti di lavoro del settore di estrazione di petrolio e gas: il 35% delle compagnie petrolifere sono già ad alto rischio fallimento, visto il crollo del prezzo del petrolio. Se vince il sì, potremo finalmente puntare sulle rinnovabili e non più sulle fossili.
5 – Diminuiamo i rischi e abbiamo garanzie sulla dismissione degli impianti. Non dare scadenza temporale alle concessioni vuol dire anche lasciare nel mare piattaforme e pozzi a tempo indeterminato. Questo aumenta di molto il rischio di incidenti.
6 – Cancelliamo i privilegi di cui godono le lobby petrolifere. Il 70% delle concessioni produttive oggetto del referendum non paga le royalties, perché estrae un quantitativo minore della franchigia prevista dalla legge. Il risultato è che nulla è versato nelle casse dello Stato.
7 – Fermiamo le trivellazioni ancora consentite nelle 12 miglia dalla costa. Oggi nel nostro Paese non è possibile ottenere nuovi permessi per trivellare entro le 12 miglia.
8 – Se vince il sì, possiamo dare gambe alle rinnovabili, raggiungendo i risultati della Germania con 400mila occupati nel settore.
9 – Diamo un contributo alla lotta ai mutamenti climatici. Se vince il sì il popolo italiano sarà coerente con l’impegno preso alla COP21 di Parigi: ovvero contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi.
10 – Salvaguardiamo le nostre coste e i posti di lavoro, visto che il futuro è rappresentato dal turismo sostenibile e dall’agricoltura di qualità e non certo dalle trivelle».