GROSSETO – La vicenda dei maltrattamenti sui minori avvenuti in una struttura del territorio, fa scattare l’allarme e di conseguenza anche il Movimento 5 Stelle propone la sua ricetta per arginare un fenomeno che ha scosso profondamente la società grossetana. «Telecamere a circuito chiuso, criptate e accessibili solo all’autorità giudiziaria, nel caso arrivino segnalazioni da parte dei genitori o del Comune – attacca subito il candidato a sindaco dei pentastellati Giacomo Gori -. A questo è doveroso aggiungere sopralluoghi occasionali e senza preavviso a cura del personale qualificato come psicologi e pedagogisti che visiteranno a sorpresa le strutture».
Il candidato a sindaco precisa poi che: «Quanto accaduto in città non deve essere generalizzato, anche se il problema sussiste e il comune è coinvolto comunque, sia che si tratti di strutture autorizzate, accreditate o comunali. Questo episodio è figlio di una manifesta disattenzione».
«Il regolamento comunale si è totalmente disinteressato di questo aspetto – incalza Claudio Fiori -. Il municipio si è limitato a copiare il testo della legge regionale, ma senza chiarire in alcun modo i termini precisi dei controlli. In sintesi gli strumenti ci sarebbero, ma non vengono applicati. Questo denota una disattenzione da parte dell’amministrazione e una cattiva abitudine al copia-incolla dei regolamenti».
«Le telecamere sono utili, ma occorre saperle usare – precisa Gori -. L’uso indiscriminato non va bene, ma la tecnologia può aiutarci se usata con intelligenza. L’introduzione dell’occhio elettronico è già un buon deterrente, in più con il sistema a circuito chiuso, diventerà possibile, in caso di bisogno, intervenire subito, senza necessità di attendere mesi per verificare se ci sono effettive violenze sui minori».
il M5S rilancia poi la propria azione sugli asili pubblici: «5 nuovi asili pubblici in 5 anni – aggiunge Giacomo Gori – anche perché con noi ci sarà anche un assessorato all’innovazione». Quando alle strutture, raccoglie l’assist la candidata al consiglio comunale Francesca Amore: «Le linee guida sugli esempi europei sono già state dettate – spiega – le scuole devono essere anche un presidio per il territorio che comunichino con la cittadinanza, attraverso laboratori e cultura nei punti periferici della città».