AREZZO – I rappresentanti della Consulta Provinciale della Moda di Arezzo sono stati ieri pomeriggio ascoltati nel corso di un’ audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta della Camera dei Deputati dedicata alla lotta alla contraffazione. Erano presenti Il Presidente pro tempore della Consulta della Moda, nonché Presidente della sezione Moda di Confindustria Toscana Sud Marco Sanarelli, il Presidente di Federmoda CNA Aldo Cappetti, il Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Carlo Donati (nella foto).
L’audizione è stata una grande occasione per i rappresentanti della Consulta Provinciale della Moda per poter confrontarsi a 360° con i membri della commissione sulla complessa tematica della contraffazione che da sempre affligge in particolare il comparto della moda e allo stesso tempo è stato per l’organismo associativo un importante riconoscimento.
La Consulta della Moda è, infatti, nata due anni fa, frutto di un sano e operoso spirito associativo tra Confartigianato, CNA, Confindustria e Piccola Industria.
Durante l’audizione i vari rappresentanti hanno esposto i dati raccolti con il lavoro della Consulta e condiviso con i membri della commissione parlamentare un aperto confronto costruttivo.
Il comparto della moda è storicamente il settore più colpito dal fenomeno della contraffazione, soprattutto con riferimento alla sfera dei beni di lusso o, comunque, dei beni che occupano particolari ed importanti nicchie di mercato. E’ stato ribadito come in riferimento al mondo sartoriale e della moda tre sono i fenomeni contraffattivi di particolare rilevanza: quelli relativi ai marchi, ai prodotti e alle commercializzazioni.
E’ stato inoltre sottolineato come il commercio dei prodotti contraffatti comporti molteplici problematiche che spaziano dall’evasione fiscale, allo sfruttamento di manodopera clandestina, al finanziamento della criminalità organizzata, ai rischi di salute per i consumatori.
I rappresentanti della Consulta della Moda hanno consegnato una dettagliata relazione alla commissione contenente dati preoccupantissimi sull’incidenza della contraffazione nel settore moda. Basti pensare che con riferimento al quinquennio 2008-2012, il Rapporto del MISE-IPERICO 2013 commenta stime dell’OCSE che quantificano in una percentuale pari all’8% quella del commercio mondiale costituito da merci contraffatte e riporta che, in Italia, la contraffazione è un’industria che vale oltre 7 miliardi di euro e la sua sconfitta garantirebbe circa 130.000 unità di lavoro aggiuntive (dati Censis). Tali dati sono in parte superati da quelli contenuti nel report dell’UAMI (Ufficio per l’Armonizzazione del mercato interno, ossia dei marchi e disegni comunitari) del luglio 2015 concernente i dati in materia di contraffazione dei settori abbigliamento-calzature-accessori, considerati congiuntamente. Secondo tale studio il complesso delle vendite di merce contraffatta per tale settore vale il 10% delle vendite totali di merce legale nei 28 Paesi UE. Sono circa 26 i miliardi di euro sottratti direttamente al fatturato complessivo del settore per effetto della contraffazione, con una perdita diretta complessiva nell’UE di circa 363 mila posti di lavoro. Quasi il 70% dei sequestri totali operati dall’Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza nel quinquennio 2008-2012 è composto da prodotti afferenti i capi di abbigliamento, gli accessori di abbigliamento e le calzature.
Concentrandosi sulla Toscana questa risulta essere secondo dati Istat e Unioncamere la regione italiana più esposta al fenomeno della contraffazione, le imprese colpite sono 13.192 che rappresentano un quinto (20,9%) del totale. Arezzo, insieme a Firenze e Prato, sono le provincie italiane con incidenza di imprese artigiane esposte alla contraffazione sul Manifatturiero artigiano più alte.
Nella lotta alla contraffazione i rappresentanti della Consulta hanno proposto, in linea con le rispettive associazioni di categorie, come strumenti utili innanzitutto una migliore politica di etichettatura di origine dei prodotti, come pure una politica evoluta riguardante l’utilizzazione di sostanze e/o di prodotti chimici pericolosi. Oltre a queste tipologia di azioni, il Legislatore ed il Governo devono incentivare anche una significativa attività di contrasto delle possibili contraffazioni dei prodotti, i quali danneggiano per molte ragioni gli acquirenti dei beni più diversi, ivi compresi l’abbigliamento, la pelletteria, le calzature. A questo si affianca ovviamente l’esigenza di tutelare le aziende produttrici che, a causa della contraffazione, subiscono una concorrenza diretta o indiretta. E’ stata suggerita quindi una cabina unica delle forse dell’ordine preposte alla lotta alla contraffazione. Si deve inoltre rendere maggiormente consapevoli i consumatori dei rischi dei prodotti contraffatti, sensibilizzare anche i giovani delle scuole su tutti i profili di illegalità legati ai fenomeni di contraffazione. Basilare nella lotta alla contraffazione è una protezione assoluta del vero Made in Italy, si deve lottare per una tracciabilità totale di tutte le fasi della produzione, solo i prodotti interamente fatti in Italia possono usare questa descrizione. Incentivare le aziende che danno lavoro in Italia e che producono vero Made in Italy. E’ necessario un confronto stabile e continuativo con tutti i protagonisti che hanno a che fare in un modo o nell’altro con i diversi aspetti della contraffazione: il mondo produttivo, le istituzioni, i consumatori. Un importante passo quindi quello condiviso ieri con la Commissione parlamentare al quale la Consulta della Moda si augura possano seguire presto provvedimenti concreti da parte del Parlamento incisivi nella protezione delle aziende e nuove occasioni di confronto.
La visita a Roma si è conclusa poi con l’incontro dei rappresentanti della Consulta della Moda alle imprese all’Accademia nazionale del costume e della moda, questo a testimonianza dell’importanza che questo organismo ritiene esserci nei rapporti/scambi con la scuola con i giovani che sono il futuro delle aziende in particolare della moda sempre alla ricerca di personale qualificato.