GROSSETO – «Da quest’anno dimezzata la disoccupazione per i lavoratori stagionali del comparto turistico. Ancora un passo avanti sulla via dell’iper precarizzazione del lavoro dipendente. Più soldi a chi ne ha, meno a chi ne ha pochi». È l’allarme lanciato da Andrea Ferretti della Cgil in merito alla Naspi.
«Quest’anno – sottolinea Ferretti, segretario provinciale di Filcams Cgil – c’è una sgradita novità: gli stagionali avranno la Naspi solamente per metà del periodo lavorato (6 mesi di lavoro e 3 di Naspi), a fronte del precedente regime col quale 6 mesi di lavoro davano diritto ad averne altrettanti di disoccupazione. Purtroppo non è una novità di poco conto per le decine di migliaia di lavoratori stagionali della nostra provincia, che già negli ultimi due/tre anni hanno visto ridursi il periodo medio di durata dei loro contratti a tempo determinato. Quando non se li sono visti sostituire dai voucher».
«La Filcams è stata fin da subito in prima linea per tentare di correggere quest’evidente e iniqua stortura della normativa, ma i tentativi di emendamento alla legge di stabilità 2016 e successivamente al decreto “milleproroghe”, promossi da alcuni deputati e sostenuti dalla Commissione Lavoro della Camera, non sono stati accolti – prosegue la Cgil -. In precedenza, solo per il 2015, siamo riusciti a ottenere le tutele introdotte dal combinato disposto del decreto legge 148/2015 e dalla circolare INPS 194/15. La nostra realtà provinciale è un esempio di scuola dell’impatto che la scelta di decurtare la Naspi può avere sulle persone, con un abbassamento repentino del tenore di vita di decine di migliaia di lavoratori stagionali impiegati nel comparto turistico».
«Come Filcams, insieme a Fisascat e Uiltucs, non abbiamo intenzione di cedere e per questo abbiamo chiesto l’attivazione di un tavolo interministeriale aperto alle parti sociali per discutere di questa e di altre criticità (l’abuso dei voucher, la stagionalità) che affliggono il turismo. Alla cronica assenza di risorse destinate alla crescita di un comparto spesso solo a parole ritenuto strategico, si aggiungono anche un preoccupante tasso di sottovalutazione delle dinamiche reali dell’occupazione e – conclude – una conoscenza approssimativa della nostra offerta turistica».