GROSSETO – Protezione e sicurezza, sono queste le caratteristiche della casa rifugio che accoglierà le donne vittime di violenza. Un passo in avanti che trova la sua forma concreta grazie alla sinergia tra Comune di Grosseto, Coeso, Asl e associazione Olympia de Gouges. Il progetto prevede l’individuazione di un alloggio, a indirizzo segreto, dove garantire ospitalità alle donne vittime di violenza fisica o psicologica e, se necessario, ai loro figli minorenni.
«Un esempio nella lotta contro un fenomeno odioso – commenta il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi -. Da oggi a Grosseto possiamo offrire un posto sicuro a chi purtroppo è stata vittima di maltrattamenti». «E’ un’emozione fortissima – aggiunge una emozionata Antonella Goretti, assessore comunale -. Sono troppe le donne che hanno subito e subiscono violenze. Per fortuna sta anche crescendo il numero di coloro che denunciano. E’ importante essere al loro fianco e dare supporto».
Le donne che avranno bisogno di un alloggio protetto, segnalate dai centri anti violenza o dai servizi sociali, potranno essere ospitate per un massimo di sei mesi nella casa rifugio. Oltre all’ospitalità sono garantiti una serie di servizi utili al recupero dell’autonomia della donna maltrattata: dal sostegno psicologico, alla consulenza legale, passando per il supporto alla genitorialità.
«Si completa un passo in avanti per il nostro territorio – dice il direttore del Coeso Fabrizio Boldrini -. Non riguarda solo l’ampliamento dei servizi, ma ci consente anche di essere in rete con il resto della regione». «E’ opportuno dare risposte di questo genere a chi ha problemi di questo tipo – spiega Sabrina Gaglianone dell’associazione Olympia de Gouges -. Un’altra grande scommessa portata a termine dopo un percorso di un anno. Tutto questo è fondamentale per consentire alle donne vittime di violenza di riprendere in mano la propria vita». «La violenza purtroppo è un fenomeno trasversale – aggiunge Renza Capaccioli, dirigente dei servizi sociali del Coeso -, faccio un appello anche agli organi di informazione: che l’informazione sia una risorsa. Non si stigmatizzi il comportamento di chi denuncia». «Questa è un’altra tappa fondamentale in cui usciamo vincitori – aggiunge Claudio Pagliara del Codice Rosa -, ancora non siamo arrivati in fondo al percorso, ma gran parte della strada in salita, in merito alla problematica della violenza sulle donne è stata compiuta. Adesso ci auguriamo che ad attenderci ci sia la discesa».