GROSSETO – “Malgrado nel 2015 ci sia stato un raccolto di ottima qualità la nostra cerealicoltura sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia schiacciata dalla mancanza di un giusto reddito per le aziende e da un mercato sempre più scorretto e aggressivo. ”
A denunciare una situazione sempre più drammatica per il settore cerealicolo è il Vicepresidente regionale e Presidente Cia- Confederazione Italiana Agricoltori – di Grosseto Enrico Rabazzi “ Oggi, in questo settore, si riesce a guadagnare solo in centesimi: i prezzi sono in caduta libera e le previsioni stimano che nei prossimi anni non ci saranno variazioni di rilievo. Tutto questo-precisa Rabazzi- mentre i costi di produzione e dei mezzi tecnici non sembrano arrestarsi e mentre una concorrenza sleale e autorizzata ci sta mettendo in ginocchio. La mancata remuneratività per le aziende agricole non può che tradursi in un abbandono o nel calo di produzione di uno dei prodotti-immagine a livello internazionale, con conseguenze per l’economia, il territorio e la nostra salute. Una realtà che già si avverte anche nel nostro territorio. E poiché senza cibo non si vive l’alternativa sarebbe quella di abdicare all’ingordigia e alla disonestà delle multinazionali.
Per non arrivare a questo-continua il presidente – chiediamo alla politica di farsi concretamente carico della gravissima situazione ed evitare il tracollo del pane e della pasta Made in Italy, alimenti base della nostra dieta. Chiediamo che quando si parla di Made in Italy si intenda la materia prima: vogliamo che solo se la filiera è al 100% italiana questa possa recare il marchio Made in Italy. Allo stesso tempo invitiamo il consumatore a una maggiore attenzione e a non farsi raggirare dagli spot: se vuole la pasta che “non scuoce” o che “regge la cottura” ebbene questa deve necessariamente contenere prodotti chimici e additivi dalla dubbia salubrità. Ne consegue che ciò che ci viene raccontato dalla pubblicità è una grande e consapevole bugia.
Esigiamo che la politica si impegni a contrastare messaggi ingannevoli e promuova una corretta informazione iniziando dall’etichettatura che deve essere chiara, leggibile e comprensibile, deve abbandonare i controlli inutili per indirizzarli su questo versante, e ancora deve sostenere e promuovere le produzioni locali . Ricordiamo che è a rischio non solo un intero comparto, che fino ad oggi è stato un vanto a livello internazionale, ma anche la salute di un territorio e di coloro che acquistano pasta tarocco. Se vogliamo avere prodotti garantiti e certificati-conclude Rabazzi-se vogliamo salvare il nostro territorio dalla cementificazione l’agricoltura è l’unica alternativa e per questo serve urgentemente un’azione congiunta tra politica, mondo agricolo e consumatori”