ORBETELLO – «Tutti i bambini hanno il diritto di crescere e di sviluppare nel modo corretto il linguaggio. Oggi questo diritto rischia di essere leso nel sud della provincia di Grosseto, per l’assenza di un neuropsichiatra infantile. Una figura essenziale per l’area socio-sanitaria Colline dell’Albegna dove, rispetto al resto della Toscana, c’è una significativa concentrazione di bambini affetti da disturbi dell’apprendimento», così il sindaco di Orbetello e presidente della conferenza zonale delle Colline dell’Albegna Monica Paffetti interviene in merito all’assenza del reparto di neuropsichiatria infantile.
«La Legge 170 del 2010 riconosce a questi bambini una serie di diritti sull’impostazione del lavoro a scuola, per avere accesso ai quali occorre una diagnosi del neuropsichiatra infantile. Fino a due mesi fa questa figura era presente nell’area socio sanitaria Colline dell’Albegna con un solo neuropsichiatra – spiega Paffetti -. Troppo poco per le numerose richieste di diagnosi: i tempi di risposta alle famiglie erano molto lunghi, basti pensare che c’era da aspettare anche 6 mesi. Questo significava iniziare con un anno di ritardo i percorsi didattici ad hoc previsti a scuola».
«Da due mesi, se possibile, la situazione è peggiorata perché non abbiamo più neppure uno psichiatra neuroinfantile ed i genitori per avere la diagnosi, devono spostarsi fuori provincia. Una famiglia qualche giorno fa si è rivolta allo Stella Maris di Pisa, ad esempio. Non possiamo concepire una mancanza tale – aggiunge -. L’ospedale di Orbetello si sta impegnando al massimo nella ricerca di una soluzione, il problema non è solo di risorse, in realtà mancano figure professionali specializzate in questo settore. Ci sono pochi neuropsichiatri».
«Ma non possiamo più attendere e soprattutto non dobbiamo arrenderci. La zona socio-sanitaria Colline dell’Albegna è un territorio vasto che si estende da Isola del Giglio a Monte Argentario fino a San Giovanni delle Contee, con 55mila abitanti in 1000 chilometri quadrati – conclude Paffetti -. Non può essere privato di servizi essenziali come questo perché si rischia di andare incontro a gravi problemi sociali. Lancio pertanto un grido di allarme a nome delle numerose famiglie che stanno vivendo questa situazione di disagio e chiedo alla Regione di aiutarci a trovare una soluzione».