GROSSETO – Antonino Bilella è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Francesca Benetti, una sentenza che innesca subito le prime reazioni: «Bilella è un uomo forte – hanno detto i difensori dell’ex custode di Villa Adua, Francesca Carnicelli e Riccardo Lottini – Domani gli parleremo. Non ce lo aspettavamo. Attendiamo le motivazioni e faremo appello». I difensori dell’uomo avevano chiesto l’assoluzione o, in subordine, la derubricazione dell’accusa più grave in omicidio preterintenzionale.
«Vediamo se adesso il “signor ergastolano” ci dice ora dove è il corpo: ora manca il secondo tassello di questa triste storia, il corpo di mia sorella. Abbiamo aspettato tanto ma doveva andare così». Alessandro Benetti, il fratello di Francesca Benetti, commenta così la condanna all’ergastolo di Bilella. «Sono contento. La giustizia ha capito questo omicidio grazie a tutte le persone che hanno lavorato alle indagini. Era quello che si meritava», ha aggiunto. In aula, in lacrime anche la figlia della donna, Eleonora Spataro. Per Alessandro Risaliti, il legale che con il collega Agron Xhanay ha assistito la famiglia della donna scomparsa «è un grande risultato. La famiglia è soddisfatta. purtroppo Francesca non tornerà più ma almeno i familiari hanno avuto la giusta sentenza: la sentenza di uno Stato civile».
«E’ una sentenza esemplare perché lo Stato ha riconosciuto la responsabilità totale di Bilella che se l’ha fatta franca 38 anni fa non ci è riuscito questa volta e deve rispondere fino all’ultimo dei suoi giorni per quello che ha fatto a Francesca Benetti». Così Agron Xhanaj, legale della famiglia Benetti, che risiede nel vicentino, sulla sentenza che ha condannato all’ergastolo l’ex custode di Villa Adua. Per il legale si tratta «di una sentenza importante anche dal punto di vista giuridico perché, nonostante il corpo della vittima non sia stato trovato, il reato di omicidio è stato ugualmente riconosciuto». Xhanaj parla di un pronunciamento della corte significativo «Anche perché ha riconosciuto la sussistenza del reato di stalking denunciato dai familiari di Francesca quanto ormai era già stata uccisa dal suo stalker. Anche per questo – aggiunge – è ancora più importante che lo stalking divenga perseguibile d’ufficio e ciò per evitare che non siano i familiari a dover denunciare dopo la morte della persona perseguitata ma lo possano fare le vittime stesse in vita».