GROSSETO – I commercianti sono preoccupati. La legge di stabilità ha infatti abbassato a 5 euro la soglia per cui si può chiedere di pagare con il bancomat e questo, considerati gli alti costi del pos per gli eserecnti, ha portao la Confesercenti a richiedere un incontro con i parlamentari del territorio. In tutte le Confesercenti della Toscana questa mattina si sono svolti incontri di questo genere, anche a Grosseto, dove il direttore Gloria faragli ha presentato le preoccupazioni dell’associazione a Luca Sani e Monica Faenzi.
«Ci sono aziende per cui l’uso della moneta elettronica sarebbe anche importante ma hanno una marginalità troppo bassa e questo non consente di abbattere i costi del servizio – precisa Gloria Faragli – nel resto d’Europa i costi sono ben inferiori, per questo bisogna intervenire in tal senso».
Attualmente tra installazione, affitto e spese varie un Pos viene a costare, ad un’azienda, 1.700 euro in un anno. Una cifra importante per alcuni tipi di esercizi, intanto i piccoli negozi di vicinato o di paese, ma anche per edicole o tabacchini. Ad essere preoccupati della questione bancomat sono anche i titolari dei distributori di benzina che hanno margini fissi.
«Dall’Unione europea viene una spinta ad incrementare questo genere di pagamenti – sottolinea l’onorevole Pd Luca Sani – questo abbatterebbe l’uso del contante che ha un costro di otto miliardi l’anno, oltre ad essere meno sicuro e aiuterebbe a combattere l’evasione. Ovviamente siamo sensibili alle richieste degli esercernti, per questo, come Pd, abbiamo presentato una risoluzione proprio per sollevare certe tematiche chiedendo l’istituzione di un tavolo tra governo e operatori bancari così da aggiungere ad un accordo e a scelte condivise che incentivino il pagamnto elettronico».
«Quando abbiamo votato a favore della legge di stabilità e della norma che incentiva l’uso della moneta elettronica ci siamo posti immediatamente il problema dei costi – prosegue l’onorevole del gruppo parlamentare Ala Monica Faenzi -. Siamo il penultimo paese, prima della Grecia, per uso di moneta elettronica, inoltre potrebbe essere un modo per superare l’evasione oltre che un modo per garantire maggior sicurezza per gli esercizi commerciali. Il problema è che la banca oltre al canone mensile, carica sui pagamenti pos ulteriori costi: bisogna andare ad incidere su questo aspetto».
«Ciò che pesa negativamente sulla diffusione di questa forma di pagamento è l’eccessivo costo che grava sulle imprese, che non solo frena la diffusione tra i consumatori ma rappresenta una tassa occulta sulle imprese – afferma Confesercenti -. Con i costi attuali si ‘arricchiscono’ banche e sistemi interbancari che gestiscono le carte, ‘impoverendo’ i commercianti. In Italia infatti attualmente il costo medio è 0,7% per i bancomat, e 1,5% per le carte di credito. A questi costi si devono aggiungere quelli relativi al canone del lettore, 30 euro medi mensili e il costo di accredito nel conto, che se giornaliero ha un costo medio di 1,5 euro al giorno. Con la nuova legge di stabilità che abbassa a cinque euro l’eventualità di chiedere il pagamento tramite bancomat e carte, è evidente ipotizzare che la richiesta di utilizzo da parte dei clienti possa lievitare traducendosi in un raddoppio dei costi che gravano sulle imprese».
«Ai parlamentari – spiega Barbara Duchi presidente dei giovani imprenditori di Confesercenti – abbiamo chiesto la rapida applicazione della direttiva europea che prevede la riduzione delle commissioni: lo 0,2% per i bancomat, e lo 0,3% per le carte di credito; la norma dovrebbe riguardare inoltre tutte le carte, non solo alcune. Inoltre abbiamo chiesto di intervenire sui canoni dei Pos, ritenendo che 30 euro mensili sia un costo decisamente alto. Inoltre, per le aziende che riscuotono per lo Stato quanto percepito a titolo di percentuale delle transazioni e i costi dei canoni devono essere rimborsati tramite un bonus fiscale da riconoscere alle aziende».