GROSSETO – Ancora una volta il tribunale di Grosseto si è dimostrato all’avanguardia per quanto riguarda i diritti civili. Dopo la sentenza che riconosceva le nozze omosessuali di Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, il giudice si è espresso positivamente in merito ad un’altra richiesta: quella del cambio di nome di una ragazza transgender, Giovanna, 35 anni, che da sempre si sente però un ragazzo.
Praticamente il tribuanle ha detto sì ad un cambio di sesso anagrafico senza che ci sia ancora stato un intervento chirurgico.
La legge 164 prevede infatti, per chi si opera, la possibilità di richiedere il cambio dei documenti anagrafici, in modo che il proprio nome si accordi con il nuovo sesso. Sono rare le sentenze che consentono questo cambio anagrafico prima del cambio di sesso chirurgico. Serve una comprensione profonda di come ci si può sentire, del concetto che si ha di se stessi, aldilà di come si è fisicamente.
Di recente una sentenza della Corte di Cassazione si è espressa proprio in tal senso: “la mancanza di un riferimento testuale alle modalità (chirurgiche, ormonali, ovvero conseguenti ad una situazione congenita), attraverso le quali si realizzi la modificazione – si legge nella sentenza -, porta ad escludere la necessità, ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica, del trattamento chirurgico, il quale costituisce solo una delle possibili tecniche per realizzare l’adeguamento dei caratteri sessuali”.
«Il tribunale di Grosseto si è dimostrato più aperto di quanto mi aspettassi – afferma l’avvocato Paola Tamanti che ha seguito la vicenda – il giudice ha capito le difficoltà di dover spiegare ogni volta il perché l’aspetto esteriore di Damian, il mio assistito, fosse diverso dal nome che compariva sui documenti, Giovanna. Del resto stiamo parlando di un intervento di oltre dieci ore, che non tutti si sentono di affrontare».
Nei documenti che l’avvocato Tamanti ha presentato al tribunale di Grosseto si sottolinea come «il consultorio transgenere di Torre del Lago Puccini, dove Damian ha svolto valutazione psicodiagnostica ha riscontato un disturbo dell’identità di genere sessuale. Anche la famiglia di origine, composta dalla madre dal padre e dal fratello, ha accettato la decisione di Damian, intraprendendo insieme a lui un percorso psicologico di sostegno, tanto che il nuovo nome da maschio è stato deciso insieme al fratello».
«Damian ha iniziato il trattamento ormonale previsto – prosegue il ricorso presentato dall’avvocato Tamanti -, che ha determinato notevoli ed oggettivi cambiamenti fisici esteriori: cambio del timbro della voce, peluria nel volto e nel corpo. Finalmente è ora percepito come un uomo. Questo rende necessario ed opportuno fin da subito il cambio di genere nei documenti anagrafici, per evitare situazioni quotidiane difficoltose e spiegazioni che vengono necessariamente richieste, allorquando presenta il documento di identità o la patente, poichè è evidente ictu oculi che il genere attribuito alla nascita non è più corrispondente alla fisionomia esterna».
Il tribunale ha accolto la richiesta di Damian e il 16 gennaio ha emesso sentenza in cui dispone il cambio di genere sull’atto di nascita all’anagrafe di Grosseto e la sostituzione del nome Giovanna con quello di Damian.