GROSSETO – «Invocare la presenza dell’esercito in città non può altro che essere una provocazione. Un atto di populismo mirato a solleticare gli istinti più bassi dei cittadini, così da raccogliere qualche voto in più. Siamo convinti che la lotta alla criminalità passi dalla prevenzione. Da quel lavoro sui fattori sociali e ambientali che sono alla radice del problema. A questo deve poi aggiungersi un’attività di controllo centralizzato tramite gli organi di polizia preposti che possono e debbono essere potenziati, anche di notte (non a caso il M5s ha presentato una mozione che chiede pattugliamenti notturni della municipale)». Questo il pensiero dei candidati consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Grosseto Emanuele Perugini e Francesca Amore, espresso in una lettera aperta in merito al sentito problema della sicurezza in città.
«Grosseto, così come tutte le altre città, dev’essere ripensata e riprogettata tenendo conto di alcuni aspetti chiave: pianificazione e ideazione di spazi urbani in grado di sottrarre spazio al crimine, ma anche nuove tecnologie per un approccio intelligente al fenomeno criminale. Occorre impegnarsi nella gestione della città. Nei centri urbani in cui sorgono e si radicalizzano problemi di ordine sanitario, sociale o lavorativo, per esempio, si crea terreno fertile per fenomeni criminosi. La cura del territorio, oltre che delle persone e dei rapporti sociali, è dunque alla base di tutto – scrivono ancora -. Serve la giusta manutenzione degli spazi pubblici, dell’illuminazione, degli arredi urbani. Un occhio particolare ai percorsi ciclabili e pedonali, alle piazze e agli altri luoghi di aggregazione. Perché là dove si “fa comunità” si sconfigge il degrado. Si sconfigge la deriva verso forme criminali di vita».
«Una buona amministrazione comunale deve puntare sul riuso sociale e culturale del patrimonio pubblico, favorendo coesione qualitativa tra le persone e valorizzazione dei fenomeni d’inclusione sociale e non quelli d’isolamento – concludono Amore e Perugini -. I legami sociali, appunto, quelli che sono alla base di una sana integrazione e responsabilizzano i cittadini verso la cosa comune. Altro che esercito in strada. Il problema è alla radice. Basta volerlo vedere».