GROSSETO – Ci sono vari rischi dietro alla produzione di pane nero, sia per chi lo consuma che per chi lo produce. Lo afferma in una nota la Cna alimentare che «invita i fornai a fare molta attenzione». In Puglia 12 panificatori che avevano proposto pane nero sono stati denunciati per truffa.
«La diffusione e il successo del cosiddetto “pane nero” sono dovuti in parte all’aspetto estetico (abbinato ad altri alimenti colorati crea un effetto contrasto), ma, soprattutto, al presunto fattore salutista (la presenza del carbone vegetale, infatti, dovrebbe favorirne la digeribilità e la sua capacità assorbente sembra ridurre i disturbi gastrointestinali)». Afferma Renzo Alessandri direttore provinciale Cna.
«Tali aspetti, sono stati mesi in discussione da una truffa alimentare scoperta recentemente in Puglia – prosegue Alessandri -, dove sono stati denunciati dodici panificatori che producevano e commercializzavano pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale con colorante E153 (ossia aggiungevano all’impasto un additivo chimico, vietato dalla legge italiana ed europea) mentre la normativa che regola il settore non consente l’utilizzo di alcun colorante (nella produzione di pane e prodotti simili e negli ingredienti utilizzati per la loro preparazione)».
Cna alimentare ricorda poi «che il carbone vegetale è una sostanza classificata come “additivo” e come tale non può essere utilizzata nell’impasto per il pane. Poco si comprende, peraltro, l’utilità di produrre pane con il carbone vegetale in un Paese che vanta il primato Europeo per la varietà e qualità di pane tradizionale, naturale e tipico di quasi ogni comune italiano che costituisce il vanto dei panificatori artigianali».
L’invito di Cna a tutti i panificatori è a «non utilizzare il carbone vegetale e a seguire le indicazioni del Ministero della Salute che, in una nota, ha specificato i limiti all’utilizzo del carbone attivo senza rischi per la salute». Anche perché la comunità internazionale è tutt’ora in disaccordo «sulla presunta salubrità del carbone vegetale. L’unico dato che sembra essere certo è che il carbone attivo ha la capacità di “legare” ed elimina tutte le sostanze che incontra nel tratto gastrointestinale; rendendo quindi inefficaci anche eventuali farmaci salvavita che in concomitanza dovessero essere assunti».
La posizione del ministero della Salute:
“Il carbone vegetale/attivo è una sostanza polivalente che nei prodotti alimentari può essere impiegata, fra l’altro, quale colorante (E153) o quale sostanza con una specifica
indicazione sugli effetti benefici sulla salute dei consumatori.
Il carbone attivo contribuisce la riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale. Questa indicazione può essere impiegata solo per un alimento che contiene 1 g di carbone attivo per porzione quantificata. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1g almeno 30 minuti prima del pasto e di 1g subito dopo il pasto.
1) E’ ammissibile la produzione di un ‘prodotto della panetteria fine’ denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (Reg. CE 1333/08 All. II Parte E);
2) non è ammissibile denominare come “pane” il prodotto di cui al punto 1, né fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi (Articolo 18, Legge 580/67).
3) non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto di cui al punto 1 alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante.”