GROSSETO – Borghi, Mascagni e Vivarelli Colonna sono la vecchia politica. La pensa così Giacomo Gori, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, che ha scritto una lettera aperta ai grossetani e ha bacchettato gli altri candidati in campo ad oggi. I due del Pd che andranno alle primarie e quello del centrodestra.
Per Gori Borghi è «una pedina di partito», Mascagni è «figlio di Bonifazi» e Vivarelli Colonna è «un bluff».
Ecco la sua lettera.
Non si trattasse del futuro della città ci sarebbe addirittura da sorridere. Roba da stropicciarsi gli occhi. Paolo Borghi, Lorenzo Mascagni, Antonfrancesco Vivarelli Colonna: tutti in pista per il rilancio della città. Tutti a rappresentare il cambiamento. Tutti a incarnare lo spirito di rilancio di un capoluogo lasciato a se stesso. Tutti belli, dinamici, sicuri. Aperti alla partecipazione della gente, alla condivisione. Un bel quadretto, non c’è che dire.
Eppure, sono proprio loro a incarnare quanto di più vecchio possa esistere nella politica grossetana. Quanto di più dannoso sia stato messo in piedi in anni e anni di fallimenti, immobilismo, accordi e accordicchi presi nelle segrete stanze.
A sentirli parlare vengono i brividi: il lessico è diverso dal solito, più vicino alla gente. Più vicino agli umori delle persone: “bella la ventata di aria nuova portata dai 5 stelle, meglio farla nostra, così da rivenderla all’elettorato” avranno pensato i signori delle preferenze. Quelli che corrono in prima persona o quelli che, come a volte accade, decidono di utilizzare un rappresentante colto e impeccabile per coprire quel che c’è sotto. Ecco così che molti dei nostri argomenti sono finiti per essere scopiazzati. Con risultati imbarazzanti. Magari senza neppure sprecare troppo tempo a cambiar le parole.
Sia chiaro, nulla di personale contro gli uomini scesi in campo sino a oggi. A loro va il mio sincero in bocca al lupo. Ma dal punto di vista politico qualcosa viene da dire.
Viene da dire, ad esempio, che Paolo Borghi è da anni vice sindaco e assessore. Dunque uomo di apparato. Di sistema. Pedina del Partito democratico. E la sua – a tratti persino condivisibile – volontà di sovvertire le scelte della nomenclatura non può esser vista che come l’esigenza d’imporre se stesso contro tutto e contro tutti. Nel segno della continuità, però. Visto il suo impegno nelle giunte Bonifazi.
E che dire di Lorenzo Mascagni, figlio politico di Emilio Bonifazi e di un’area che dev’essere sì rispettata ma che, è evidente, non incarna di certo il nuovo, il futuro. Anzi.
Per non parlare di Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il cosiddetto uomo proveniente dalla società civile non è né più, né meno, che un bluff. Un tentativo di coprire i vecchi personaggi di partito, le vecchie logiche.
Il centrosinistra – con Mascagni, Borghi o altri poco importa – e il centrodestra di Vivarelli Colonna sono lo stantio. Qualcosa che va ben oltre le solite minestrine riscaldate.
La vecchia partitica ha affossato il capoluogo. Ha promesso cento e realizzato uno. E male. Ha svuotato e umiliato il centro storico, dimenticato le frazioni, disincentivato il turismo, l’artigianato, il commercio. I partiti hanno alzato le tasse a imprese e famiglie e farcito Grosseto di cantieri durante il periodo elettorale. Altro che “il nuovo”.
Ecco perché, non si trattasse del futuro della città e delle nostre frazioni, ci sarebbe addirittura da sorridere. E da stropicciarsi gli occhi. Davanti a tanto ardire. Davanti a tanta sfacciataggine.