GROSSETO – «Bisogna tutelare le 30 mila imprese balneari italiane». Cristiamo Tomei, responsabile nazionale Cna balneatori, parla così della situazione che dal 2009 ha gettato gli esercenti «nella più totale incertezza».
«Questa vertenza ci attanaglia dal 2009 e non lascia intravedere una soluzione all’orizzonte – precisa Tomei -: siamo in attesa della sentenza della Corte di giustizia e chiediamo che vengano tutelate 30 mila imprese balneari ma anche un sistema turistico costiero importante per comuni e regioni. Un sistema come si è sviluppato in Italia non si riscontra in nessun altro paese. Sarebbe un buttare a mare una risorsa così eccellente».
«Se si vogliono favorire i giovani ci sono migliaia di chilometri di costa ancora liberi al netto delle zone marine protette e delle spiagge libere che possono essere date a nuovi concessionari, in un sistema che si integri con quanto già c’è – sottolinea Tomei -. Qui si parla di imprease spesso familiari, di giovani che hanno pensato il loro futuro nell’impresa di famiglia, gente che vorrebbe investire per creare occupazione e milgiorare la propria offerta, ma serve un periodo più lungo per ammortizzare gli investimenti».
Tomei parla poi del rischio disoccupazione per 500 mila addetti e di un sistema costiero messo in liquidazione.
«Questa direttiva ha ingessato il comparto, congelando gli investimenti e impedendo la crescita» gli fa eco Lorenzo Marchetti presidente regionale Cna Balneatori. «Purtroppo rispetto alla Bolkestein ci siamo svegliati tardi, ora è impellente fare qualcosa. Il Governo aveva chiesto una proroga di sei anni, sino al 2020, una proroga che sembrava ormai una certezza e che invece è stata messa in discussione dalla corte europea che si pronuncerà prima dell’estate».
Comunque vada questo non metterà a rischio la stagione 2016 e forse non ci saranno cambiamenti neppure per quella del 2017 visto che dovrà essere organizzata l’asta. Il 25 febbraio intanto ci sarà un primo pronunciamento dell’avvocatura generale in meritò alla legittimità della sospensiva. Sarà un parere consultivo, dopodiché lo Stato deciderà cosa fare in merito alla direttiva europea. «In questa incertezza gli imprenditori non investono più – continua Marchetti – e questo ha portato alla chiusura anche di molti fornitori di sdraio e ombrelloni».