GROSSETO – Quattro reti, una vittoria finalmente libera da quel tipico stato ansioso che solitamente ci accompagna nel finale di gara e per finire un arcobaleno pastello sopra uno Zecchini inumidito da una pioggerella lieve. Una giornata perfetta se non fosse per un silenzio stampa che ti lascia con il Mister trasteverino, le sue rimostranze arbitrali e nulla più.
Un silenzio stampa diverso da quelli di camilliana memoria: quelli li sentivi nell’aria già qualche giorno prima, come l’odore della tempesta portato dal vento impetuoso. Non potevi immaginare quanto sarebbero durati, Camilli in teoria poteva andare avanti ad oltranza, persino per stagioni intere ma una cosa era certa; non esistevano tregue o intervalli di sorta.
Questo è invece arrivato inaspettato come una cartella dell’ufficio dell’entrate che si è ricordato di buttare l’occhio sulla dichiarazione di qualche anno prima; un silenzio stampa di cui non riesci a capirne le ragioni ma che ti lascia persino più sorpreso per le modalità: un black out a consumo, da interrompere giusto il tempo di far capire ai tifosi che con il nuovo direttore sportivo l’incomprensione di ieri è scivolata nella sintonia più completa di oggi.
Questa stampa così spesso attaccata, mal sopportata ma così fastidiosamente necessaria, questa stampa dall’informazione dinamica, pronta a tutto anche se spesso vittima delle proprie contraddizioni, ha visto tanto e oggi persino di più: un silenzio stampa a singhiozzo.