FIRENZE – È stata approvata la scorsa notte la riforma della sanità toscana, al termine di una lunga seduta del consiglio regionale che è proseguita a oltranza per cinque giorni. 25 i voti favorevoli e dieci quelli contrari. Data la forte contrarietà e ostruzionismo delle opposizione il Pd ha infine stralciato 56 articoli (il 143 e dall’80 al 135) dei 150. Di questi si riparlerà a gennaio in una nuova seduta. Quel che è stato approvato è, al momento la riduzione delle Asl che da 12 diventano tre con un ruolo maggiore di queste tre aree vaste e una riorganizzazione delle reti sui territori per garantire l’assistenza primaria in modo capillare.
A giudizio di Stefano Mugnai, Forza Italia, siamo di fronte ad una legge superficiale, che «esce mutilata dal dibattito e di cui come maggioranza siete orgogliosi, perché sapete che l’oggetto vero della battaglia era evitare il referendum». I cittadini sanno che «lo stralcio è stato merito del coraggio e della determinazione della minoranza».
«Non è una riforma, ma un accorpamento delle Asl su basi scientifiche discutibili, per gestire tagli di servizi e di personale. Un attacco alla sanità pubblica in Toscana – è questo il giudizio “fortemente critico” di Tommaso Fattori (Sì Toscana) -. Saremo a fianco di tutti coloro che continueranno a chiedere di potersi esprimere ed arrivare a un referendum – ha aggiunto – Faremo di tutto perché questa discussione esca dall’aula».
Secondo Andrea Quartini del Movimento 5 Stelle questa riforma nasce mutilata, stretta tra le esigenze di scongiurare il referendum e la sessione di bilancio, tempi brevissimi che hanno impedito una reale partecipazione ed il necessario coinvolgimento dei cittadini. «È stata una forzatura per evitare la consultazione referendaria, a danno della qualità – ha affermato – Questo non rende onore ad un partito, che per anni ha creduto nelle comunità locali e nel fatto che i cittadini potessero esprimersi. Questa eredità non l’avete per niente raccolta. E’ una cosa inaudita e gravissima: avete negato al vostro popolo la possibilità di poter contare».
«Dov’è la vittoria? Nell’avere approvato, dopo cinque giorni, due terzi della riforma, perché un’armata Brancaleone vi ha bloccato?» si è chiesto Giovanni Donzelli, Fratelli d’Italia, secondo il quale si tratta di una ‘non riforma’, che non affronta temi come i precari che lavorano alle Asl, la gestione del patrimonio immobiliare, dei reparti in località disagiate, dei ticket sulla digitalizzazione per i malati oncologici poveri, i turni stressanti dei medici. «Il futuro non siete in grado di disegnarlo» ha concluso.
Manuel Vescovi, della Lega Nord, ha ricordato che ci sono stati momenti condivisi, come gli articoli sulla rete pediatrica ed il percorso pediatrico nei pronto soccorso, oppure l’ampliamento dell’orario di apertura domenicale e serale per alcuni servizi. A suo parere, però, i tempi troppo stretti hanno impedito i necessari approfondimenti, e ne hanno risentito anche i rapporti tra Giunta e Consiglio che dovranno essere rivisti e da cui nasce il voto negativo.
«Non sono mai stata ossessionata dal referendum – ha raffermato l’assessore Stefania Saccardi – Abbiamo fatto una legge. Un’assemblea legislativa non può sentirsi colpevole perché fa una legge ed esercita il suo ruolo istituzionale». A suo parere il “cuore della legge” non sta negli articoli oggetto di stralcio. «Governare non è esercitare un potere, ma assumersi una responsabilità davanti ai cittadini – ha aggiunto l’assessore – L’arroganza sta piuttosto in una minoranza che mina il funzionamento delle istituzioni». A suo parere il confronto con i cittadini c’è stato in campagna elettorale, preceduta dall’approvazione, alla fine della scorsa legislatura, «di una legge che preordinava la riforma», che è stata oggetto di discussione e dibattito. Saccardi ha concluso con una citazione da Albert Einstein: “Il mondo è un posto pericoloso non a causa di quelli che fanno male, ma a causa di quelli che stanno a guardare senza far niente”.