GROSSETO – «Il dottor Desideri è uomo troppo capace ed esperto per non aver notato che abbiamo evitato di entrare nel merito della riforma in discussione in queste ore in Consiglio regionale. Saranno i nostri livelli regionali a farlo. Noi abbiamo circoscritto gli argomenti allo stato attuale della sanità grossetana e su questo a domande precise ci aspettiamo risposte chiare su tempistica e risorse». I tre segretari provinciali di Cgil Cisl e Uil, Claudio Renzetti, Fabrizio Milani e Gianni Baiocco rispondo alla Asl e a Desideri.
«Sarebbe ozioso discettare tra profiterole o torta della nonna, ammesso e non concesso che siano tali, quando in tavola non c’è nemmeno il pane – proseguono i tre sindacati -. Il problema della provincia di Grosseto, infatti, sta nel fatto che è già stato eliminato da subito tutto quello che prevedeva la delibera regionale 1235/2012, ma in termini di riorganizzazione dei servizi è stato realizzato meno di un terzo di quel che avrebbe dovuto sostituirlo. E a partire dal 1° gennaio 2016, in queste condizioni oggettive, ci troveremo a dover far fronte a una seconda ondata di cambiamenti radicali».
«Per questo ci servono garanzie sostanziali e assunzione d’impegni seri per dare attuazione, in ritardo, a ciò che avrebbe dovuto già essere stato fatto, altrimenti nella logica di soggetto unico di area vasta rischiamo di diventare un vaso di vetro in mezzo a due vasi di coccio – prosegue la nota -. E più che a noi, tutto questo crediamo serva in primo luogo ai sindaci che sul territorio amministrano le comunità e a chi governa la Asl 9, oltre naturalmente che ai 3000 dipendenti del servizio sanitario regionale che ogni giorno tra mille difficoltà devono rispondere ai cittadini utenti dei servizi».
«Oggi, infatti, solo per dirne una – affermano Cgil, Cisl e Uil -, la realtà quotidiana è che per la contrazione dei tempi di ospedalizzazione le persone operate escono dall’ospedale ancora con i drenaggi e vengono abbandonate alle famiglie. Perché sono inesistenti le case della salute ed è del tutto inadeguato il sistema di assistenza domiciliare integrata».
«Il presidente Rossi e l’assessore Saccardi dicono e scrivono che ogni toscano ha diritto allo stesso standard di salute. Bene, condividiamo. Ma poiché non vogliamo che quest’affermazione rimanga un semplice slogan, chiediamo che si passi dalle parole ai fatti e che il significato di pari diritti si riempia di contenuti – dicono ancora -. Se alla conferenza dei servizi di Siena erano presenti 3 sindaci della nostra provincia sui 28 invitati, forse qualcosa significherà, e probabilmente questo ha a che vedere con i problemi che da troppo tempo sul territorio sono lasciati a incancrenirsi».
«Un problema di “sistema” che ha molto a che vedere con la ripartizione delle risorse destinate ai singoli territori della Toscana, tarato su quel parametro di “urbanità” che premia in modo sproporzionato l’area metropolitana ad alta concentrazione di popolazione, e penalizza i grandi territori a bassa antropizzazione come il nostro – si legge ancora -. Un criterio che va rivisto, e rispetto al quale ci piacerebbe che i rappresentanti del nostro territorio avessero dalla Regione qualche soddisfazione».
«Cgil, Cisl e Uil, insieme alle proprie organizzazioni dei Pensionati, non pongono questioni ideologiche ma di merito. Sarebbe bene prenderne atto una volta per tutte. Perché esercitano legittimamente la loro funzione di rappresentanza degl’interessi generali dei cittadini, che siano lavoratori, pensionati o disoccupati. Per gennaio, quando il dottor Desideri ha detto che ci convocherà, attendiamo quindi risposte precise alle domande precise che abbiamo posto – concludono -: dobbiamo indispensabilmente partire da lì».