GROSSETO – “È possibile definire “tortello maremmano” quel tortello fatto a base di ricotta con tracciabilità non certa, ottenuta con cagliate dalla dubbia genuinità magari proveniente da paesi del nord Europa? Come Cia pensiamo proprio che la risposta sia no. Per questo invitiamo tutti i consumatori a farsi un regalo in più in occasione di queste feste: leggiamo le etichette e mettiamo a tavola prodotti certificati meglio se locali maremmani. Faremo un dono al nostro palato, alla nostra salute e anche all’agricoltura locale.”
La Cia di Grosseto lancia un invito ai consumatori in occasione delle prossime festività e mette in guardia contro le contraffazioni alimentari. Truffe sempre in agguato, maggiormente diffuse in questo periodo come emerso dalle ultime indagini dei Nas anche in merito all’olio extravergine di oliva. “La tradizione culinaria del nostro territorio ha origini antichissime e numerosi sono i luoghi dove poter scoprire i gusti e conoscere la Maremma classica, quella con l’identità agricola e con una tracciabilità certa. Proprio per questo motivo, in occasione dei grandi pranzi che ci prestiamo a preparare, come Cia vogliamo parlare di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti alimentari, termini che non sono esattamente sinonimi.
“Tracciare – chiarisce l’organizzazione guidata da Enrico Rabazzi,- sta a significare la capacità di descrivere il percorso di una materia prima o di un lotto di produzione attraverso i passaggi da un’entità commerciale ad un’altra, all’interno della filiera produttiva. In sostanza, al flusso di merci corrisponde parallelamente un flusso di informazioni che vengono registrate e conservate ad ogni passaggio. Rintracciare significa, invece, poter ricostruire a ritroso l’intero percorso di un prodotto: dal suo stato finale sino alle materie prime di partenza. Tutti i componenti della filiera alimentare sono coinvolti nel sistema di tracciabilità, ovvero dalla raccolta del prodotto, passando attraverso trasformatori e distributori, fino all’anello finale: il consumatore. Ciascun passaggio di mano da un componente all’altro deve vedere la registrazione degli alimenti o dei prodotti in ingresso, consentendo all’azienda che commercializza il prodotto finito di poter risalire alle materie prime di origine”.
“Altri valori non meno importanti, sono la tradizione e l’identità di un prodotto agroalimentare – aggiungono dalla Confederazione – ed in modo particolare le ricette gastronomiche che possono offrire un’opportunità per conoscere un territorio tramite le pietanze in esso presenti. L’arte culinaria della Maremma Toscana è fatta di tradizioni, buon gusto e tanta passione, costituita da ingredienti di una semplicità e genuinità spesso elementari, che soddisfano anche i palati più raffinati.
Tutto questo è favorito da una agricoltura estensiva, localizzata in un ambiente incontaminato, lontano da industrie e grandi aggregati commerciali, ma anche nelle centinaia di aziende agrituristiche che offrono ospitalità e degustazioni di prodotti tipici e altri servizi di qualità, con una grande scelta per l’ospite e innumerevoli opportunità per il visitatore. La cucina maremmana si è evoluta ed è diventata una cucina adatta sia a buongustai sapienti sia a voraci mangiatori.
La cosa migliore dunque è provare le ricette del territorio nel luogo di origine e questo per non incorrere in rischi di tracciabilità e rintracciabilità. Infine ricordiamo che il termine anglosassone “Genuine”, non vuol dire solamente genuino ma va oltre, infatti la traduzione italiana più coerente sarebbe autentico, vero, ma anche schietto, spontaneo, naturale, insomma non sofisticato”.
“Dunque augurando un sereno fine anno- concludono dalla Cia – invitiamo tutti a mangiare bene e a mangiare sano e per averne la certezza a mangiare maremmano”.