GROSSETO – A distanza di pochi giorni dalla chiusura del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, che grande entusiasmo sta generando nelle Chiese particolari, la Diocesi di Grosseto in collaborazione con la Libreria Paoline, riprende il tema delle Cinque Vie per calarle nel contesto della realtà familiare, grazie alla presenza di don Paolo Gentili, sacerdote della Diocesi, direttore dell’ufficio famiglia della Cei e responsabile per la pastorale familiare della Conferenza episcopale toscana.
Don Gentili animerà un incontro pubblico sul tema: “Vie per un nuovo umanesimo in famiglia”. L’appuntamento è per martedì 24 novembre alle 18 nella sala San Paolo del Seminario vescovile (via Ferrucci 11 a Grosseto).
All’incontro interverrà il vescovo Rodolfo.
Don Paolo ha di recente dato alle stampe il libro “Il giardino del principio. Cinque vie per un nuovo umanesimo in famiglia” (edizioni Città Nuova) nel quale offre alla Chiesa risposte efficaci su come fare del matrimonio cristiano il sacramento in cui sperimentare, nella ferialità della vita, la bellezza di quell’armonia originaria voluta da Dio nella creazione. L’autore ha legato questo percorso alle Cinque Vie poste alla base del cammino del Convegno ecclesiale nazionale: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. Cinque vie “familiari”, che possono imprimere un nuovo stile alla cammino ecclesiale.
Il libro ha la prefazione di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Il lavoro di don Paolo si inserisce all’interno di un tempo che egli stesso, nel libro, definisce “tempo di straordinaria fecondità, in cui accanto ad una pressione culturale che vorrebbe cancellare l’istituto familiare, emerge, soprattutto nelle giovani generazioni, un nuovo ”. Un desiderio che egli sperimenta incontrando, in giro per l’Italia, tante coppie di fidanzati e famiglie che accompagnano i giovani. E se il Convegno di Firenze ha spronato la Chiesa italiana ad inforcare occhiali capaci di comprendere la realtà, a imboccare un umanesimo della concretezza, a guardare con simpatia l’uomo, a ricercare alleanze e a individuare nuove esperienze che aiutino a ricomporre ciò che oggi è diviso, la famiglia diventa, allora, non solo il soggetto, ma in primo luogo lo stile da incarnare perché davvero l’uscire, l’annunciare, l’abitare, l’educare e il trasfigurare diventino “vie familiari, “capaci – scrive don Paolo – di trasformare la Chiesa in un’esperienza di famiglia, di fraternità, di paternità, di maternità”.