GROSSETO – “Ad ottobre si è registrato un lieve aumento dell’inflazione dovuto ad alcuni prodotti agricoli come frutta e verdura: peccato che agli agricoltori non sia arrivato nulla di questo aumento dei prezzi”. È netta e decisa la presa di posizione del vicepresidente della Cia Toscana e presidente di Grosseto Enrico Rabazzi di fronte alle notizie su una lieve ripresa dell’inflazione legata ai prezzi di prodotti agricoli come frutta e verdura.
“Oggi va tanto di moda parlare di km 0 e filiera corta e purtroppo spesso i due termini vengono confusi ma per gli agricoltori è più importante quest’ultima – prosegue Rabazzi – perché l’esorbitante aumento dei prezzi dal produttore, che ricordo è pagato sottocosto, al consumatore è proprio dovuto all’eccessivo numero di passaggi che il prodotto subisce. Alla fine un prodotto nostro può essere venduto anche all’estero basta che ci siano pochi passaggi di mano”.
“Una decina di anni fa – continua Rabazzi – la Cia fece una proposta, che dovrebbe essersi persa nei meandri del Parlamento, secondo la quale sulle etichette dei prodotti agricoli oltre a tutte le indicazioni sulla provenienza della materia prima e sul processo di lavorazione, ci fosse stampato anche il doppio prezzo e cioè quello che viene pagato all’agricoltore e quello finale al consumatore. Sarebbe anche un indicatore della effettiva lunghezza della filiera. Se prendiamo ad esempio un litro di latte bovino all’allevatore vanno dai 35 ai 40 centesimi di euro, i costi certificati sono intorno ai 42 centesimi mentre il prezzo finale per il consumatore è di 1.20 euro”.
“Su queste basi – si chiede Rabazzi – come facciamo a garantire un’agricoltura di qualità? Se non si affrontano questi problemi e non si creano le condizioni minime per la creazione del reddito sarà inevitabile che i prodotti di qualità vadano a scomparire a favore di quelli a basso costo ma di dubbia salubrità”.