GROSSETO – In Toscana il territorio cementificato è il 6,2% dell’intero suolo della regione. Il consumo maggiore si ha nell’area di Prato, oltre il 10%, e in provincia di Livorno, Lucca e Pistoia tra il 6-10%. L’area di Firenze, con Pisa e Arezzo hanno un consumo nella media regionale mentre Siena e Grosseto sono sotto la media, 2-4%. Sono i dati di un rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Cnr e Legambiente che evidenzia come la media nazionale di consumo di suolo sia al 7% con i picchi della Lombardia, 11%, Veneto, 10% e Campania, 9%.
Per Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, l’attenzione al consumo di suolo e ai rischi idreogeologici non sono soltanto legati alla cementificazione selvaggia. «Anche una sola villetta su un pendio sensibile può farlo franare disastrosamente se i suoi scarichi non sono ben progettati, eseguiti e manutenuti. Ma anche una progettazione agronomica troppo disinvolta, vedi megamovimenti terra e colline artificiali, può devastare grandi territori. Non è la dimensione di un intervento né la sua finalità “agricola” che ne garantisce la sostenibilità a priori. Per prevenire e difendersi bisogna prima di tutto capire, e ricordiamoci che per capire e prevedere cosa succede sul suolo è indispensabile conoscere e capire ciò che ci sta sotto e cioè il “sottosuolo”».
Come sottolinea ancora Maria Teresa Fagioli «Non si deve consumare suolo certo, ma io andrei oltre, si deve liberare suolo inutilmente impermeabilizzato o occupato con opere inutili. Non ha alcun senso progettare difese che costano ordini di grandezza di più di quanto valga ciò che si vuol difendere, anche se l’operazione incrementa il Pil. Liberare quindi suolo per poterne impiegare altro in aree non a rischio è una questione da dibattere, ma non è da dibattere il fatto che spesso certe opere sono indifendibili ed oltre che consumare suolo consumano anche risorse spendibili più proficuamente. Uno stop alla cementificazione è d’obbligo».
«Ma una legge da sola non basta. Ecco che però la legge sul consumo del suolo (quando e se ci sarà) è solo un primo tassello. Certamente aiuta ma da sola è assolutamente insufficiente a riportare in carreggiata una politica del territorio deragliata da decenni. Quando per oltre cinquant’anni si sono cementificati integralmente tratti di costa ed alvei torrentizi, si sono lottizzate ed edificate aree in frana e si è condonato non solo i piccoli abusi di necessità, ma interi quartieri, aree industriali, finanche grandi centri commerciali – conclude -, non si ha più diritto di stupirsi né indignarsi per i prevedibili e previsti disastri»