MASSA MARITTIMA -Sono partiti i lavori di restauro e valorizzazione delle Fonti dell’Abbondanza, che cambieranno la visuale sullo storico “Albero della fertilità” e riporteranno alla luce alcune immagini dipinte nell’arcata che lo affianca. Si tratta di un ampio intervento di recupero, che prevede in questa prima fase la rimozione del cantiere provvisorio e l’apposizione di reti protettive antivolatile a bassa visibilità, che consentiranno così di ammirare con maggiore facilità gli affreschi.
In programma anche l’istallazione di un impianto di videosorveglianza e di un allarme di sicurezza, la messa in sicurezza dell’arcata centrale delle fonti con le sue pitture e alcuni interventi di valorizzazione dell’Albero e di tutto l’ambiente. Lavori questi per cui il Comune ha ottenuto l’autorizzazione dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle province di Siena, Grosseto ed Arezzo. Per questi lavori è stato richiesta un finanziamento alla Regione.
E’ un miracolo che l’affresco dell’Albero si sia mantenuto così!- esclama Giuseppe Gavazzi, il restauratore che nel 1999 chiamato a presentare la sua proposta di restauro per i frammenti di pittura che si intravedevano, scoprì l’esistenza dell’ormai nota figurazione allegorica. Seguendo negli anni il recupero dell’opera Gavazzi racconta: “questa pittura è delicatissima perché sopra ha la collina che sale e dietro ha una cascata che scorre”.
Si tratta della stessa acqua che prima sgorgava nelle vasche delle fonti e che per molti anni è stata mantenuta sotto le arcate dell’edificio storico, per essere poi incanalata necessariamente in altre tubature. Ciò al fine di evitare il rischio di un attacco eccessivo dell’umidità all’affresco.
“E’ proprio l’acqua – spiega il restauratore- l’elemento determinante nella storia di questa pittura, perché non si può fermare e inevitabilmente prima di confluire nelle tubature sgorga nella parete vicina al retro dell’Albero e fa passare un po’ di umidità. Questa ha provocato la formazione di concrezioni calcaree, che hanno finito per accumularsi sui colori, fino a coprirli del tutto. In certi momenti – dice Gavazzi – può essere stata una fortuna che questo calcare abbia protetto la pittura, ma ora dobbiamo evitare che la danneggi e la ricopra nuovamente. Nel corso dell’ultimo restauro abbastanza recente, una volta tolto l’impacco desalinizzante, abbiamo utilizzato l’idrossido di Bario, come protettivo su tutto l’affresco. L’operazione sta funzionando, tant’è che l’Albero è perfettamente visibile”. La trasformazione dal pre al post intervento diventa evidente osservando “testimoni”, piccoli frammenti dell’opera lasciati volutamente coperti dal calcare, affinché resti memoria e traccia dell’intervento. Adesso i lavori sono focalizzati sull’arcata centrale del monumento: un impacco desalinizzante è stato apposto sulle pareti in cui si intravedono nella parte mediana un leone e forse un orso; più in alto sono dipinte decorazioni floreali e geometriche; e ancora sopra una figura femminile che tiene al guinzaglio due fiere. Una volta rimossa la copertura, inizierà il restauro pittorico vero e proprio.
“Tanti sono i cambiamenti che si sono accavallati su queste pareti affrescate – spiega Gavazzi che le ha viste tornare alla luce e con il figlio le ha poi curate negli anni per conto dell’Amministrazione. Sappiamo che in tempi successivi all’esecuzione dell’Albero i frutti fallici furono modificati in modo da trasformarli in frutti reali. In tempi successivi la parete fu ricoperta interamente con calce incisa, in modo da imitare un finto paramento in pietra. Ma gli anni passano come giornate – dice l’artista-restauratore – e questo affresco del 1265 fortunatamente è sempre qui”.