GROSSETO – Una proposta di legge per fermare la piaga del caporalato. E’ quella che vede tra i firmatari anche i parlamentari di Sel Marisa Nicchi e Dario Stefano, anche se la platea dei soggetti che appoggiano questo tipo di iniziativa si estende anche a Rifondazione comunista e Possibile.
Tra le proposte l’introduzione di uno specifico bollino “capofree” per le produzioni agricole libere dal caporalato, una lista di prenotazione nei centri territoriali dell’impiego con regolare iscrizione dei lavoratori e dalla quale le aziende possano attingere, ma anche un potenziamento dall’attività ispettiva, incentivi agli imprenditori che regolarizzano i rapporti di lavoro, per arrivare a forme di salvaguardia per i lavoratori migranti privi di permesso di soggiorno che facciano emergere, con la loro denuncia, forme di sfruttamento della manodopera.
«C’è bisogno di conoscere questo fenomeno in continua evoluzione – spiega Marisa Nicchi, deputata di Sel -. E’ necessario aprire un quadro istituzionale di azione, anche perché il caporalato è ovunque, diffuso in Puglia, Calabria, Sicilia e ora anche Toscana, come gli ultimi esempi, in Maremma e in Chinati, hanno dimostrato. Crediamo in un rilancio dell’agricoltura di qualità con il rispetto dei diritti sul lavoro».
La lunga proposta di legge prevede anche degli “indici di congruità”, ovvero parametri che definiscono il rapporto tra la qualità del prodotto e la quantità delle ore di lavoro. In relazione al delitto dello sfruttamento del lavoro, inoltre, la proposta di legge prevede responsabilità in solido tra produttore di beni primari e commercializzatore degli stessi, oltre alla sospensione della partita Iva come misura cautelare, dai tre ai sei mesi.
«Negli anni si è allargata la platea dei soggetti coinvolti, non solo le donne, ma anche gli immigrati, siano essi regolari o no. Per di più c’è stato l’ingresso del caporalato anche in altri settori. Non solo agricoltura, ma anche edilizia e autotrasporti – aggiunge il senatore di Sel Dario Stefano -. Oggi non c’è solo il padroncino locale, ma anche una serie di agenzie interinali, attraverso le quali si rende lecito un impianto organizzativo che di regolare non ha niente. Attendiamo una risposta forte, sulla proposta di legge, già nelle prossime settimane».
A Grosseto, intanto, è stato richiesto anche un incontro al prefetto per un confronto sul problema del caporalato. «Una decisione necessaria, perché la Maremma non è esente da questo tipo di problema», commenta Andrea Santini portavoce di Possibile Grosseto, «Ci auguriamo di poter incidere positivamente su questo fenomeno», precisa Marco Sabatini, coordinatore provinciale di Sel, «Siamo soddisfatti che anche a Grosseto si sia aperta questa finestra, lo dobbiamo ai lavoratori ridotti al rango di schiavi», aggiunge Maurizio Buzzani, segretario provinciale di Rifondazione comunista, «