ORBETELLO – «Tre cretini irresponsabili». Le definisce così, i ragazzi arrestati ieri per aver lanciato sassi sull’Aurelia contro le auto, il presidente della provincia Emilio Bonifazi.
Un fatto di cronaca che ha colpito per la sua stupidità e per la sua gravità tutta la comunità maremmana. «E’ bene dare alle cose il nome che hanno – dice Bonifazi -. Tirare sassi da un cavalcavia è tanto stupido quanto criminale. Non ci sono giustificazioni. Questi personaggi non lo meritano. Certo dobbiamo interrogarci sullo stato attuale della società e della famiglia perché le
cose che accadono raramente hanno una spiegazione semplice e non si deve mai sottovalutare niente ma sono anche convinto che non ci si debba nemmeno nascondere dietro a un dito. Di problemi ce ne sono tanti e a questi si aggiungono anche, purtroppo, i cretini. Che adesso paghino per quello che hanno fatto e che di loro se ne parli il meno possibile».
E alle parole di Bonifazi si sono unite oggi anche quelle del sindaco di Orbetello Monica Paffetti, visto che l’episodio è avvenuto ad Albinia, nel suo comune. «Quello che è accaduto ad Albinia – dice il sindaco Paffetti -, ci ha lasciato tutti costernati. Il lancio dei sassi dal cavalcavia è un gesto tanto sciagurato quanto stupido che poteva avere conseguenze gravissime. L’aspetto ancora più preoccupante è che si tratta di persone adulte, perché questi sono “ragazzi” che hanno più di 20 anni. Di fronte a certi comportamenti si prova rabbia».
«Tanta rabbia – aggiunge – , per il senso di impotenza che prende il sopravvento! Tutti noi abbiamo il dovere di riflettere: dalle Istituzioni alle famiglie, per capire come la comunità si possa difendere da certe situazioni pericolose e imprevedibili, senza aver sviluppato adeguati anticorpi sociali, che facciano scattare campanelli di allarme sui particolari disagi che vivono le persone. In una società individualista, dove ognuno pensa a se stesso perdendo di vista i valori fondamentali come il rispetto degli altri, si possono verificare anche situazioni più paradossali e pericolose. E’ lì che trova terreno fertile la violenza di gruppo. Chi soffre non deve essere lasciato solo! La mia non vuole essere una giustificazione: i colpevoli dovranno assumersi delle responsabilità e saranno processati. Quello che dobbiamo fare è cercare di capire come aiutare i nostri ragazzi a diventare adulti consapevoli e responsabili. Dobbiamo lavorare tutti per rafforzare la rete sociale, renderla concreta e penetrante. I nostri giovani conoscono molto bene le relazioni virtuali, le padroneggiano, ma spesso sono soli nella vita vera. Perdono di vista il confine tra reale e virtuale, si comportano come se fossero in un videogioco. Chiedo alle famiglie, alla scuola, alle associazioni di riflettere per cercare insieme alle Istituzioni di fare quadrato intorno ai nostri ragazzi, insegnare loro i valori che stanno alla base della convivenza. Insegnare loro la bellezza della condivisione per costruire, non per distruggere».
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