GROSSETO – «Il 7 maggio 2013 il consiglio comunale approvava a larga maggioranza una mozione che dava l’indirizzo alla giunta e al sindaco di portare il gettone di presenza dei consiglieri e vicepresidenti delle partecipate di cui faceva parte il comune di Grosseto all’importo che viene indennizzato ad un consigliere comunale per la presenza in un consiglio comunale vale a dire circa 32,00€ (21 voti favorevoli ed un solo contrario). La mozione prevedeva di effettuare un semplice invito in una richiesta nei consigli di partecipate nelle quali il nostro comune era socio per una quota inferiore al 50%, comprendendo che la decisione non potesse dipendere esclusivamente da Grosseto, ma obbligando lo stesso a farlo nelle partecipate o consorzi dove il comune aveva un incidenza decisionale». Così Riccardo Megale, consigliere della Lista Lolini, interviene sul tema del gettone di presenza.
«Tutti abbiamo visto che in realtà la maggior parte delle partecipate di proprietà esclusiva del comune si sono accorpate in “Sistema” risolvendo di fatto la questione esposta nella mozione in quanto la società non ha un consiglio ma un amministratore unico. E’ altrettanto vero che la giunta ed il sindaco hanno ignorato l’indirizzo della mozione espressa da tutto il consiglio comunale oppure i loro nominati di fiducia nelle partecipate hanno ignorato il sindaco, perché, per quanto riguarda Fcr e costravi (farmacie comunali riunite e consorzio strade vicinali) non hanno tenuto conto dell’indirizzo di un organo eletto, stabilendo la la prima un gettone di 129,11€ e la seconda 50,00€ non rispettando la volontà del consiglio comunale».
«A mio avviso si è del tutto svilito il ruolo del consiglio e dei consiglieri comunali eletti ancora di più perché la volontà della mozione prevedeva il voto favorevole di quasi tutte le componenti politiche – aggiunge il consigliere comunale della Lista Lolini -. Ho già informato il sindaco ed i colleghi presenti alla commissione di garanzia che si è svolta ieri e nella quale lo stesso primo cittadino rendeva conto dell’attuazione o meno di alcune mozioni, sostenendo che fcr ha anche una quota di un soggetto privato che era contrario a questa riduzione, mentre io ritengo che il comunale abbia tre dei cinque membri in quel consiglio e quindi doveva e poteva imporre una volontà al risparmio».
«Si tratta di capire perché rappresentanti nominati di fiducia del sindaco non rispettino gli indirizzi dello stesso – conclude Megale -. Mi viene da pensare che se l’indirizzo fosse arrivato da una segreteria di partito avrebbe avuto maggior successo rispetto ai rappresentanti di una città intera».