GROSSETO – Un giro d’affari di 1,8 miliardi di euro. Tanto è il “fatturato” stimato delle attività abusive del commercio su aree pubbliche, uno tra i comparti del commercio più colpiti in assoluto dal fenomeno. La cui crescita non danneggia solo le imprese, ma ha pesanti ricadute anche sul versante del fisco: si stima in 941 milioni di euro il mancato gettito fiscale e contributivo ogni anno.
E’ quanto emerge da un’indagine condotta da ANVA Confesercenti, che nella giornata di martedì 27 Ottobre ha organizzato un’ iniziativa di mobilitazione a livello nazionale sul tema abusivismo per presentare i risultati dell’indagine e sensibilizzare istituzioni ed opinione pubblica sul problema.
In occasione della iniziativa Anva Confesercenti di Grosseto ha incontrato su questi temi il Prefetto di Grosseto Anna Maria Manzone a cui sono stati illustrati i risultati dell’indagine, esprimendo la preoccupazione della categoria e sollecitando continua attenzione sul problema.
L’esercito di venditori irregolari attivi in Italia, infatti, rischia di mettere in ginocchio il commercio ambulante, che da solo rappresenta il 15 per cento delle attività commerciali.
La quota di operatori irregolari è ormai molto elevata: in Toscana, tra le dieci regioni più colpite dal fenomeno, si stima che a fianco dei circa 5.300 operatori ufficiali operino circa 1.060 operatori abusivi, con una incidenza del 20%.
Dai mercati ai mercatini, fino alle spiagge: il “fenomeno abusivi” segue i flussi di potenziali clienti, comparendo nei luoghi maggiormente frequentati. Non sono solo, quindi, le prossimità dei mercati tradizionali ad essere presi di mira: l’abusivismo è ancora più intenso nei mercatini dell’hobbistica e dell’antiquariato, dove spesso è difficile distinguere l’operatore regolare da quello al di fuori delle regole.
Considerando la natura illecita del fenomeno, è difficile dare una quantificazione esatta dell’esercito di abusivi che opera in Italia.
«È però possibile – dicono da Confesercenti –, attraverso l’incrocio di banche dati istituzionali, stimare che in Italia sono in attività almeno 100mila irregolari: tanti sono infatti gli imprenditori che registrano la propria impresa alla Camera di Commercio ma che poi svaniscono nell’ombra, senza versare tasse o contributi, lasciando traccia solo sulle banche dati istituzionali».
«A questi si aggiungono quelli dei quali non si ha alcuna traccia. Tra i settori del commercio, quello su aree pubbliche sembrerebbe essere il più vitale: dal 2011 al 2015, le imprese del commercio ambulante registrate nel settore sono passate da 175mila a oltre 190mila, con un aumento del 9%. A trainare la crescita però sono le imprese con titolare originario di Paesi non Ue: ogni 100 imprese italiane operano oggi in Italia 104 imprese straniere con una incidenza nel 2015 superiore al 50% del totale, laddove nel 2011 la quota era 42,2%. In Toscana nel 2011 vi erano 102 imprese straniere su 100 italiane, oggi sono 129 su 100 con una incidenza che è passata dal 51% al 64,5%».
«Naturalmente gli imprenditori stranieri che svolgono legalmente l’attività di commercio su aree pubbliche non sono un problema, ma una risorsa. Il problema sono gli irregolari e gli abusivi, di qualunque provenienza essi siano. Purtroppo la correlazione tra extracomunitari e imprese irregolari è spesso molto stretta».
Le proposte di ANVA per la lotta all’abusivismo possono essere riassunte così: Chiediamo che le banche dati di Unioncamere, Agenzia delle entrate e INPS, vengano messe in linea per evitare che iscrizioni “strumentali” facciano lievitare un numero di imprese che di fatto è inesistente; Proponiamo che ogni anno il registro delle imprese sia verificato, cancellando le imprese e le partite iva inattive; chiediamo una seria politica di controlli sull’abusivismo commerciale, a maggior ragione disponendo di informazioni corrette ed affidabili; è necessario operare per promuovere e sensibilizzare un cambiamento culturale: comprare merce contraffatta o merce da venditori abusivi non aiuta nessuno.