GROSSETO – Una ludoteca all’ex cinema Marraccini, la Chelliana a palazzo Mensini, un vincolo sociale e culturale sul Garibaldi, la Casa dello Studente alla Caritas, la riqualificazione dell’area in via Etruria che è sede del Consorzio agrario e infine la possibile riqualificazione di vecchie aree industriali quali la Ex fonderia Ottanelli o la fornace di San Martino.
È questa la Grosseto che emerge dal Regolamento urbanistico, quella che sarà la Grosseto del futuro, da qui ai prossimi 15 anni, così come l’ha immaginata la Giunta Bonifazi. Sino ad ora la città è cresciuta per come era stato deciso e stabilito dalle precedenti giunte con il Piano Piccinato del 1970 e il Piano Samonà del 1992. Da ora in poi l’idea di città (ma anche delle sue frazioni) seguirà nuove direttive. Intanto il filo conduttore è minore consumo di suolo agricolo, via liberà dunque al recupero, riqualificazione e riutilizzo, ristrutturandolo, di quanto già esiste. Ma anche dimezzamento delle aree destinate alla grande distribuzione che da otto passano a quattro. Questo significa, appunto il recupero dell’area, vastissima, dell’ex Consorzio agrario, con minori interventi da un punto di vista strutturale e di servizi, che in mezzo alla città, come è disposta l’area, ci sono già.
«In questo Regolamento urbanistico, che ha avuto una gestazione di 15 anni e che è stato seguito dal dirigente Marco De Bianchi assieme alle università di Roma e Firenze – afferma il sindaco Emilio Bonifazi – abbiamo vagliato 1200 osservazioni portate dai cittadini. Grosseto negli scorsi anni si è sviluppata troppo andando ad occupare nuovo suolo, terreni agricoli, spazi verdi vergini».
«Il nostro intento – prosegue Bonifazi – non è limitare lo sviluppo, anche se abbiamo 3 mila appartamenti invenduti, ma vogliamo che la città si sviluppi senza consumare nuovo suolo. Basta quartieri dormitorio. Dopo gli esempi virtuosi di Barbanella e Gorarella, gli altri quartieri sono cresciuti senza servizi».
Quindi riqualificazione, sia nel pubblico (Foro Boario, Chelliana, ex Garibaldi, stazione, Casa dello Studente) che nel privato (Marraccini che aprirà uno spazio per la cultura e i giovani con bar e servizi, ma anche il Consorzio agrario o la Fornace San Martino che si trova in un’area non più produttiva) favorire lo sviluppo a scapito delle rendite. Il fatto che tutt’ora ci siano tanti appartamenti invenduti secondo Bonifazi e De Bianchi, però, non significa che non si possa più costruire «Sono appartamenti costruiti in un’ottica pre crisi, terreni pagati tantissimo cosa che ha influito sul costo finale, miniappartamenti invivibili che costano più di tasse che il valore degli affitti. In realtà per chi sta costruendo badando alla qualità e al risparmio energetico il mercato c’è. È in questa direzione che chi costruisce e ristruttura deve andare». E proprio le ditte che fanno ristrutturaziuoni sono quelle che continueranno a lavorare in questa Grosseto che vuole recuperare gli spazi esistenti. «Abbiamo fatto anche un lavoro di schedatura degli edifici» racconta Bonifazi. Anche perché Grosseto continua a crescere e ad essere attrattiva per chi viene dai comuni limitrofi.