GROSSETO – E’ stata una settimana diversa, inutile negarlo. L’arrivo della Viterbese rappresenta per certi aspetti anche il bello del calcio, fatto di incroci che il destino sembra aver pensato appositamente. Anche il tecnico Giacomarro l’ha vissuta in maniera differente rispetto ad altre volte, costretto allenare a porte chiuse, forse per eccesso di entusiasmo da parte dei sostenitori durante le sedute di lavoro, o forse perché, come spiega il diretto interessato: «Volevamo provare qualche palla inattiva in più».
Dietro il velo di normalità apparente però, tutti sanno, anche nell’entourage biancorosso, che non è una partita come le altre. «E’ particolare – ammette Giacomarro -, quindici anni di storia, con i suoi pregi e difetti, non si possono dimenticare. Camilli ha fatto vedere il calcio a Grosseto, ma ha tentato anche di farlo sparire. Noi che siamo arrivati adesso, non conosciamo i particolari della vicenda e come Camilli abbia svolto il suo ruolo di presidente. Sappiamo solo che incontriamo una squadra forte, costruita per vincere, ci sarà massima attenzione da parte nostra, ma questo non significa che stravolgeremo i nostri piani. C’è un solo obiettivo: vincere. Ma non è comunque partita della vita».
Pochi dubbi sul valore dell’avversario quindi: «Cuffa, Giannone, Nuvoli, sono tutti giocatori che hanno fatto la B. Gente importante che ha qualità e forza – aggiunge Giacomarro -. Mi conforta però la voglia che sta mettendo in campo la mia squadra, il fatto che tentino di mettermi in difficoltà se devo fare delle scelte. C’è entusiasmo per questa partita che tutti vorrebbero giocare».
Si discute poi sull’incentivo alla vittoria con mille euro di premio per i giocatori della Viterbese. «Sono contento per loro – dice scherzando Giacomarro -, ma a mio avviso non sono i soldi che danno lo stimolo a far bene».