GROSSETO – «Attenzione, se il dibattito sull’accorpamento dei Comuni suggerito dall’Irpet e dalla Regione si concentrasse solo sui risparmi relativi alla spesa corrente, il rischio concreto è di perdersi in discussioni infinite e magari subire le fusioni per effetto di qualche decreto». È l’allarmata analisi di Luca Sani, presidente della XIII commissione Agricoltura della Camera, in seguito alla discussione pubblica avviata in questi giorni.
«La razionalizzazione della spesa degli Enti locali – spiega Sani – è importante ma, in una visione strategica, è solo una subordinata. A mio parere il cuore del dibattito deve riguardare l’opportunità di accorpare i comuni rispetto alla necessità di gestire razionalmente i servizi e le vocazioni socioeconomiche dei territori considerando che, con l’ormai definitiva abolizione delle Province, occorre avere soggetti amministrativi e istituzionali rappresentativi e autorevoli nei confronti della Regione per ottenere migliori risultati verso le comunità locali. È possibile farlo mantenendo distinta l’identità locale dalla necessità di un’amministrazione e di politiche di sviluppo. Questo processo o lo si governa in anticipo, oppure il rischio è che vengano imposte scelte dall’alto.
Inoltre, nel nuovo quadro istituzionale che si prefigura, anche a fronte dei numeri che sul piano occupazionale la crisi ci consegna, vedo un altro serio problema, che riguarda la mancanza di un soggetto forte che si occupi di programmazione e promozione economica su scala territoriale. Tempo fa questa funzione, a dirla tutta con una frammentazione eccessiva, veniva svolta da Provincia, Camera di Commercio, Comunità Montane e Gal. Oggi a gestire la programmazione/promozione economica rimane fondamentalmente la Regione, che senza soggetti intermedi rischia di essere lontana. Con rischi evidenti per territori come la Maremma e l’Amiata.
Già in passato – conclude Sani – ho sollecitato un dibattito pubblico sulla costituzione di una cabina di regia per gestire la partita delle risorse comunitarie del Piano di sviluppo rurale, e più in generale delle scelte per lo sviluppo. Penso che non ci sia più tempo per atteggiamenti attendisti».