GROSSETO – Il cammino dell’edizione 2015 de La Città Visibile entra nella sua fase finale. Dopo l’inaugurazione ufficiale avvenuta un mese fa al Cassero senese e dopo le tre Notti Visibili della Cultura che hanno animato i centri storici di Grosseto, Magliano in Toscana e Follonica, resta attiva la mostra “Utopolis: The big show” ma soprattutto si apre un nuovo ciclo di appuntamenti culturali all’interno della kermesse curata dal Cedav della Fondazione Grosseto Cultura, con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e con la collaborazione dei comuni di Grosseto, Follonica e Magliano in Toscana.
«Si conclude La Città Visibile – dice Loriano Valentini, presidente di Fondazione Grosseto Cultura -: quest’anno la manifestazione si è arricchita attraverso presentazioni di libri, veicolo di una visione culturale di più ampio respiro, per affrontare temi importanti, non solo a livello locale». «Sono quattro incontri che hanno la caratteristica di dialogo e relazione, servono ad aumentare il dibattito costruttivo per dare un contributo di sviluppo – spiega Mauro Papa, direttore del Cedav e curatore de La Città Visibile -. Smontiamo le idee di una città, per costruirne un’altra utopica». Con “Città e Utopia”, l’edizione 2015 si arricchisce di un contributo importante che spazia dall’architettura all’arte relazionale, passando per i progetti urbanistici e la presentazione di libri. Un ciclo di incontri e presentazioni sulle città possibili. Quattro gli appuntamenti in programma.
Venerdì 16 ottobre: presentazione del libro “Il manifesto dell’architettura futurista di Sant’Elia e la sua eredità”. A cura di Milva Giacomelli, Ezio Godoli, Alessandra Pelosi. Interverranno Pietro Pettini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Grosseto, e gli autori. Sala conferenze del Museo di Storia Naturale della Maremma, ore 17.30. Se il centenario della nascita di Sant’Elia ha offerto “l’occasione per valutare la sua opera, e soprattutto, per distinguerla dalla poetica futurista” (Bruno Zevi), quello del manifesto Architettura futurista (1914) induce a una riflessione e a un approfondimento sui rapporti tra le idee di architettura e di città dell’architetto comasco e degli altri futuristi (Volt, Marchi, Prampolini, Sartoris, Fiorini, Mazzoni) e sulle reazioni prodotte dal suo manifesto nelle riviste e nei movimenti d’avanguardia del periodo tra le due guerre mondiali. Delineando un bilancio della fortuna critica di Sant’Elia fuori d’Italia e delle suggestioni esercitate dalle sue visioni metropolitane sugli architetti e sui movimenti di avanguardia che hanno operato nella seconda metà del secolo scorso (da Metabolism ad Archigram), questo volume intende replicare al “saggio magistrale e spietato” di Carlo Ludovico Ragghianti, in larga parte condiviso da Zevi, nel quale è sostenuta la tesi che l’architetto comasco non possa “essere considerato ‘precursore’: niente si può dedurre, dai suoi disegni, di vitale o di utile per l’esperienza architettonica e urbanistica ulteriore” (1963).
Martedì 20 ottobre: “Utopolis e altri sguardi”, finissage della mostra e dibattito utopico su progetti visionari di città. Cassero senese di Grosseto, ore 17.00. Come una città nata spontaneamente dal libero concorso di progetti e idee, la mostra Utopolis viene smembrata per attendere, futuristicamente, una nuova edificazione. Mentre le opere vengono smontate, i tecnici del Gruppo Renage, gli architetti dell’Ordine di Grosseto, gli artisti, i visionari e i cittadini prendono la parola per consegnare alle nuove generazioni argomenti e idee per fabbricare una città nuova. Alla fine dell’incontro, la cerimonia dell’estrazione dei premi del Passaporto dell’Arte concluderà un’esperienza partecipativa che non ha previsto selezioni e gerarchie, ma solo l’intento utopico di rendere tutti protagonisti e liberi di sbagliare.
Mercoledì 21 ottobre: incontro “Cambiare la campagna e inventare una città”. Grosseto e la Maremma tra anni Cinquanta e tempo presente attraverso le memorie di carta. Intervengono Tiberio Tiberi, presidente dell’Acquedotto del Fiora, Adolfo Turbanti, presidente dell’Isgrec, Luciana Rocchi, direttrice dell’Isgrec, Elena Vellati dell’Isgrec. Fattoria La Grancia, dalle ore 15.00. Nel patrimonio di beni culturali della vasta area della provincia grossetana spiccano alcuni archivi. Tra questi, un posto speciale ha la documentazione lasciata dall’applicazione in Maremma della Riforma Fondiaria, a partire dagli anni Cinquanta, ben conservata da un quindicennio nella storica Fattoria della Grancia. In questo giacimento è la “memoria di carta” dell’Acquedotto del Fiora, in anni cruciali per la sua espansione. Da qui è possibile trarre dati per una lettura delle trasformazioni del paesaggio, rurale e urbano, della relazione stretta tra città e campagna, che è una delle cifre caratterizzanti la storia del territorio, variabile essenziale per disegnarne il futuro.
Sabato 31 ottobre: presentazione del libro “Effetto Città”, di Vincenzo Trione. Interverranno Vincenzo Trione, scrittore, docente universitario e curatore del Padiglione Italia alla 56^ Biennale Arte di Venezia, Mauro Papa, coordinatore della manifestazione La Città Visibile, Edoardo Milesi, architetto e Mario Sesti, critico cinematografico. Sala conferenze del Museo di Storia Naturale della Maremma, ore 17.30. La città moderna: in continua trasformazione, priva di centro, crea un nuovo modo di vedere. Baudelaire è tra i primi a coglierne il senso. Nel corso del Novecento e oltre, pittori, registi, scrittori e filosofi cercano i mezzi adeguati a dire una realtà che mette in crisi i modi di rappresentazione tradizionali. Vincenzo Trione ripercorre una storia complessa e in perenne divenire, facendo dialogare teorie e opere: architettura e cinema, pittura e urbanistica. Parte da alcuni luoghi-simbolo (Parigi, Vienna, New York, Roma, Napoli) e li analizza per il ruolo che hanno avuto nel riconfigurare lo sguardo degli artisti. Pone a confronto i classici delle avanguardie storiche e i videoclip, i concettuali e i writers. Da de Chirico a Warhol, da Boccioni a Ruttmann, da Ejzenstejn a Dario Argento, da Schwitters e Cornell ai film apocalittici hollywoodiani, rintraccia analogie impensate e illuminanti. Con un’idea di fondo: mettere in luce come le metafore, le invenzioni e le scommesse dell’arte siano indispensabili per trovare una strada nel caos della “città che sale”. Trione mostra come la metropoli emerga nelle opere astratte di Mondrian, Rothko e Fontana. E come il cinema, da Antonioni a Wenders, sia spesso un’arte astratta. Si delinea così l’archeologia di un futuro possibile: una cartografia che conduce da spazi reali e riconoscibili a spazi immaginari, fantastici.