AMIATA – Sulla crisi di Floriamata, l’azienda che ha annunciato la chiusura e il licenziamento di 200 persone, interviene il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi.
«Floramiata è solo l’ultima grande azienda ad aver chiuso fra quelle create con il progetto di salvataggio produttivo che fu chiamato “Progetto Amiata” e che aiutò a superare la crisi innescata dalla chiusura delle miniere».
«La sua chiusura rappresenta il taglio con un’epoca e travolge socialmente il comprensorio anche per la dimensione dell’azienda. Non è, dunque, solo Floramiata come azienda che impone risposte, ma le famiglie coinvolte nell’epilogo delle tante industrie amiatine nate da quel periodo. Il Progetto Amiata ha consentito il mantenimento delle condizioni di vita nei comuni ex-minerari del Monte Amiata, ha rappresentato una prospettiva per i lavoratori, ma oggi quella pagina è oggettivamente chiusa e non possiamo limitarci a stare a guardare».
«E’ necessario attivare azioni rapide che, mentre si verificano le possibilità di riaprire la struttura di Floramiata, abbiano come obiettivo la valorizzazione delle centinaia di lavoratori che in questi decenni sono cresciuti professionalmente».
«L’Amiata è, dunque, ricco di risorse umane e naturali. Su queste basi oggi è necessario costruire e far crescere il lavoro in tutto l’Amiata, favorire le opportunità imprenditoriali, rafforzare il sistema delle piccole e medie imprese manifatturiere e di servizio che sono l’ossatura economica della montagna e, al contempo, studiare una nuova partenza per imprese più grandi che offrano risposte occupazionali e produttive anche sfruttando le risorse del territorio, in primis il calore geotermico».
«Il comprensorio amiatino può essere la colonna vertebrale che unisce la Toscana del sud e guarda all’alto Lazio. È un territorio che dà tanto al resto della Regione in termini di risorse (basti pensare ad acqua ed energia) ma che ha la necessità di ripartire. L’Amiata, però, con la strozzatura sul torrente Paglia e l’inadeguatezza della provinciale del Cipressino, rischia di diventare un isola, per questo servono presto strade e infrastrutture adeguate».
«La sfida che abbiamo di fronte è epocale, c’è bisogno di un nuovo grande progetto per l’Amiata che indichi la prospettiva dei prossimi trent’anni. Di fronte a questa sfida i Comuni ed i cittadini non possono essere lasciati da soli. Per questo motivo è necessario riavviare un piano di sviluppo comprensoriale in cui, insieme agli Enti locali, ci siano anche la Regione Toscana, il Governo e il Parlamento».
«Il Comune di Santa Fiora accompagnerà la crisi Floramiata avendo ben presente i due piani della vertenza, il bisogno di risposta immediata ai lavoratori e la necessità di una prospettiva per il territorio, aiutando a trovare soluzioni e verificando, insieme agli altri comuni, la reale condizione del mercato a cui l’azienda si rivolge. L’Amiata ha, infatti, bisogno di imprese affidabili e capaci di essere competitive sul mercato nazionale, in grado di valorizzare appieno le risorse territoriali e professionali locali».