GROSSETO – “Ci sia gratitudine nel nostro cuore ed egli sia nella pace eterna di Dio, ma continui come fratello e padre a ispirarci con il suo esempio nel nostro cammino di Chiesa, nel nostro vivere la Parola di Dio, nel celebrare l’Eucaristia e specialmente nel rimanere sempre dentro questo sguardo con cui Gesù guarda ognuno di noi, ci ama e ci ripete, ogni giorno: seguimi”. E’ stata questa l’esortazione con la quale il vescovo Rodolfo ha concluso l’omelia pronunciata sabato sera nella Cattedrale di san Lorenzo per le esequie di don Umberto Maria Ottolini, deceduto nella notte fra l’8 e il 9 ottobre all’età di 92 anni.
Canonico teologo del Capitolo della Cattedrale, insigne liturgista, appassionato della Terra Santa, “inventore” della Messa teletrasmessa, educatore, formatore, cultore della Parola, don Ottolini è stato una delle figure più significative del presbiterio grossetano dal secondo dopoguerra.
Il Vescovo ha voluto che le sue esequie fossero celebrate durante la Messa prefestiva del sabato, la “sua” Messa, quella che per oltre vent’anni aveva celebrato con grande cura, facendo del mezzo televisivo uno strumento di evangelizzazione, di annuncio, di comunicazione e trasmissione della fede.
Alla solenne concelebrazione eucaristica hanno preso parte, insieme ad un buon numero di sacerdoti, anche l’arcivescovo Piero Marini, già maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie con i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e attuale presidente della commissione speciale per la liturgia presso la Congregazione per le Chiese orientali, e monsignor Enrico Viganò, canonico della Basilica di San Pietro, legati a don Umberto da una lunga e fraterna amicizia nata a motivo della collaborazione con mons. Ottolini aveva prestato in Vaticano per la liturgia.
Presenti in Cattedrale anche il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, il presidente del consiglio comunale Paolo Lecci, dame e cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro con il labaro listato a lutto, volontari dell’Arciconfraternita di Misericordia, con in testa il governatore Gabriele Bellettini, con il labaro.
Hanno animato la liturgia il coro della Cattedrale e la corale “Gaudete”, diretti da Luca Bernazzani, responsabile musica sacra dell’ufficio liturgico della Diocesi.
Sulla bara, deposta in terra dinanzi all’altar maggiore, fiori bianchi, la stola segno del sacerdozio ministeriale e una croce di Gerusalemme in legno d’olivo.
Il vescovo Rodolfo, nella sua omelia, ha ricordato molteplici aspetti della vita di don Umberto. A partire dal suo particolare attaccamento alla chiesa cattedrale, “alla quale – ha ricordato – aveva dedicato tanto di sé, perfino dei suoi beni materiali, del suo zelo, della sua cultura, della sua sapienza”. Poi la Messa del sabato pomeriggio, trasmessa prima da Telemaremma, quindi da Tv9: “Era un tesoro a cui teneva tanto – ha proseguito mons. Cetoloni – Era la “sua” Messa, che giungeva piena di attenzione ai segni liturgici e piena di contenuti”. Quindi l’amore alla Parola di Dio. Il Vescovo ha sottolineato lo zelo, l’attenzione, “la sua preparazione precisa, puntigliosa, circostanziata, la sua spiegazione attenta” sia ogni volta la spiegava nelle omelie, che quando ha aiutato generazioni di seminaristi e di laici a conoscerla ed amarla di più.
Infine la sua vita, interamente donata “al suo Signore”. “E’ su questa sua testimonianza – ha aggiunto il Vescovo – che noi guardiamo per lui anche alla promessa di vita eterna. Ora per lui il tempo è venuto: egli ci ha testimoniato il senso e il fine della vita e ha impegnato tutto se stesso per esserne anche maestro sapiente”.