GROSSETO – Il primo di novembre apre la caccia al cinghiale. Con decreto del presidente della provincia di Grosseto sarà consentito organizzare battute di caccia nelle zone vocate al cinghiale e assegnate alle squadre di cinghialai con un numero minimo di diciotto cacciatori, abilitati, partecipanti alle battute, componenti e iscritti nel registro della squadra di appartenenza.
«Esprimiamo apprezzamento per la decisione assunta dal presidente della Provincia di Grosseto Emilio Bonifazi e dai sindaci componenti il consiglio provinciale, che hanno riportato il numero dei partecipanti alle battute da 23 a 18, così come indicato dal regolamento regionale. Alla base della decisione la comprensione dell’importanza di assicurare alla Maremma la gestione del territorio, anche attraverso l’attività venatoria rendendola più snella e più efficace – dicono i rappresentanti di Federcaccia, Arcicaccia, Anuu Migratoristi -. In particolar modo in questo determinato momento attraverso la caccia al cinghiale, ci si preoccupa giustamente di evitare danni ingenti all’agricoltura, al patrimonio ambientale e di garantire la sicurezza dei cittadini sulle nostre vie di comunicazione».
«Con questo atto, richiesto da tempo, siamo certi che la Maremma potrà contare sull’impegno dei cacciatori per far fronte ai vari problemi che si stanno verificando in alcune zone della nostra provincia, per l’elevato numero di cinghiali presenti – aggiungono -. Utilizzeremo tutte le possibilità dettate dalle normative vigenti, cercando di abbassare il numero di cinghiali, di riflesso anche nelle aree a divieto di caccia, cercando di garantire un elevato numero di battute nelle aree vocate al cinghiale, dove operano le 140 squadre di cinghialai maremmani».
«Altra cosa sono le aree a divieto di caccia perché in questi istituti non si conoscono i risultati dei piani di abbattimento, se sono stati effettuati e chi è il responsabile della sua gestione, nonostante il dispendio di notevoli risorse – precisano -. Mentre il territorio a caccia programmata, vocato al cinghiale, assegnato alle squadre di cinghialai, non presenta problematiche gravose, in quanto da sempre vengono rispettati i piani di abbattimento imposti dalla provincia, attuando anche sistemi di prevenzione e contenimenti mirati, tali da salvaguardare il più possibile il lavoro degli agricoltori, i sui prodotti e la biodiversità della nostra bella terra di maremma».
«Siamo invece preoccupati per quanto accade in Regione Toscana, dove dopo grandi rassicurazioni del mondo politico e dell’assessore alla caccia, sembra di capire che la proposta in bozza del testo di “Legge Obiettivo Ungulati Toscana” che circola da oltre una settimana, senza conoscere l’ufficiale paternità, serva solo a confondere le idee e a smontare un impianto coerente che purtroppo oggi non vede la sua applicazione, non consentendo ai cacciatori di operare nel miglior modo possibile, cercando addirittura di addossare responsabilità dirette al mondo venatorio che è pur disponibile ad assumersi maggiori responsabilità non viene messo in condizione di operare».
«E’ giunta l’ora di sciogliere i nodi che hanno determinato una situazione fuori controllo. Così come intendiamo rimarcare che la determinazione e la concretezza delle proposte avanzate dal mondo venatorio riunito nella CCT (Confederazione Cacciatori Toscani) ha consentito di raggiungere importanti risultati (preapertura al colombaccio e ora riduzione dei partecipanti alle battute) e altri traguardi sono già programmati per il bene della caccia e dei cacciatori – concludono -. Altri preferiscono abbaiare alla luna, svendere le tessere associative e utilizzare male le risorse che provengono dai cacciatori, facendo ricorsi ai vari tribunali».