GROSSETO – Uno studio che ha coinvolto oltre 8 mila pazienti, in 78 ospedali in Italia, Olanda, Svizzera, Belgio, Spagna e Svezia, che ha nell’Emodinamica di Grosseto il centro europeo di coordinamento per il sottostudio associato alla ricerca, denominato “MATRIX-OCT”.
I risultati sono stati pubblicati, nei mesi scorsi, dalle due maggiori riviste mondiali di medicina, “New England Journal of Medicine” e “Lancet”, e a fine agosto sono stati presentati a Londra, al Congresso europeo di Cardiologia, il più grande al mondo con oltre 30 mila professionisti iscritti ogni anno.
MATRIX (acronimo per Minimizing Adverse Hemorrhagic Events by Transradial Access Site and Systemic Implementation of AngioX Program), ha studiato pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica, mettendo a confronto due diversi metodi – l’accesso dall’arteria radiale contro quello dall’arteria femorale – e l’uso di due farmaci anticoagulanti durante angioplastica, la bivalirudina contro l’eparina. Lo studio ha dimostrato la netta superiorità dell’accesso radiale, usato da anni dall’Emodinamica del Misericordia, e la parziale superiorità dell’uso della bivalirudina (minori emorragie e minore mortalità ma in associazione ad un aumento delle occlusioni acute di stent) che era già stato oggetto di una ricerca condotta a Grosseto su circa 200 pazienti e pubblicata a ottobre 2009, sulla rivista “ The American Journal of Cardiology”.
Un vero successo per l’ospedale di Grosseto, ancora protagonista nel panorama della ricerca medica internazionale, per il ruolo che ha avuto nello studio – il direttore dell’Emodinamica, Ugo Limbruno, è anche coautore degli articoli pubblicati – e che avrà nel prosieguo, come centro di coordinamento europeo del sottostudio MATRIX-OCT, di cui l’emodinamista del Misericordia, Andrea Picchi, è “principal investigator”.
“I dati emersi sono stati estremamente interessanti – spiega Limbruno – soprattutto per quanto riguarda l’accesso radiale, che induce meno sanguinamenti maggiori e ha una più alta percentuale di sopravvivenza rispetto all’accesso femorale. Anche per quanto riguarda la bivalirudina si è osservata una maggiore sopravvivenza ed una minore incidenza di sanguinamenti importanti rispetto all’eparina, anche se l’obbiettivo primario dello studio, la somma di morte, infarto, ictus e sanguinamenti, non ha raggiunto in questo caso la significatività statistica”.