GROSSETO – «Ormai è passato quasi un anno da quando la nostra associazione Terramare, con Uisp condussero il primo monitoraggio integrale del fiume Ombrone in canoa (dicembre 2014), denunciando alcune emergenze tra cui quelle di due autovetture in alveo, quantità enormi di manicotti d’irrigazione imbrigliati sulle sponde, tagli indiscriminati di vegetazione ripariale. Dopo un anno, nonostante siano stati condotti alcuni incontri preparatori, ancora in Provincia di Grosseto non siamo riusciti a strutturare il Contratto di Fiume Ombrone per programmare e pianificare le operazioni di riqualificazione del bacino fluviale, che ricordiamo deve coinvolgere tutti i soggetti dei territori che ospitano il corso del fiume Ombrone e suoi affluenti».
«Alla luce di quanto accaduto lo scorso fine agosto – afferma Maurizio Zaccherotti, presidente associazione Terramare e coordinatore area Acquaviva Uisp -, ribadiamo la nostra ferma posizione nel velocizzare le operazioni per attivare il contratto di fiume Ombrone. La preoccupazione più grossa oltre a quella di possibili altri disastri a breve, è che si proceda con l’attuazione di opere che di fatto indeboliscano ancora di più il fiume. Dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza e pianificare azioni di messa in sicurezza che non interferiscano con l’ambiente e con le varie attività legate al fiume Ombrone e suoi affluenti».
A seguito della passata alluvione i volontari dell’associazione Terramare hanno effettuato alcuni sopralluoghi sul litorale costiero e su alcuni tratti del fiume Ombrone per verificare la presenza di elementi estranei al fiume che possano aver accelerato il processo di alluvione.
«Da una prima analisi emerge che tutti quegli elementi che contribuiscono ad ostacolare il normale deflusso delle acque sono ancora in alveo, si spostano di poco, quindi rappresentano dei veri e propri ostacoli fissi e non temporanei che il fiume espelle durante le piene – aggiunge -. Se a questo aggiungiamo le aree in cui non esiste più la vegetazione riparia e aumentano i fenomeni erosivi, il quadro si fa sempre più complicato».
«L’Ombrone è una bomba ad orologeria – prosegue Zaccherotti – condividiamo perciò le dichiarazioni del vicepresidente di Confagricoltura Jacopo Giannuzzi Savelli; non possiamo pensare all’Ombrone come un elemento lineare esclusivo della provincia di Grosseto. Il fiume va inteso nella sua interezza, con particolare attenzione ai suoi affluenti principali, ma dobbiamo evitare di procedere con azioni tampone. La messa in sicurezza dei fiumi non può assolutamente essere intesa come una pura operazione idraulica. Entrano in ballo aspetti ecologici e culturali importanti che non possono essere trascurati, non ultimo le attività sportive e turistiche che vivono con il fiume».