FOLLONICA – La solidarietà e il senso di accoglienza dei maremmani ha radici lontane. L’emergenza migranti che stiamo vivendo in questi mesi trova una eco in fatti remoti, che risalgono ad oltre 50 anni fa. Era il 1956 quando in Ungheria il governo del primo ministro Imre Nagy, giunto al potere grazie ad una spontanea insurrezione di popolo, fu deposto dai sovietici che invasero Budapest con i propri carriarmati.
Furono 200 mila gli ungheresi costretti a fuggire perché bollati come controrivoluzionari. 5 mila arrivarono in Italia, accolti in genere dalla Croce rossa. Alcuni di loro, alcune decine, trovarono rifugio a Follonica, come testimonia proprio un sito ungherese “Magyar Forradalom Történetének Dokumentációs és Kutatóintézete Közalapítvány (Fondazione Ungherese di Ricerca Documentazione sulla Rivoluzione del 1956)” che pubblica una serie di foto, poco meno di 60, che il fotografo follonichese Riccardo Pagni scattò a quei profughi che trovarono rifugio nella Colonia marina.
Ma ci furono anche persone che ospitarono questa gente nelle proprie case, nacquero amicizie e anche qualche amore. C’erano intere famiglie con bambini, che vissero a stretto contatto con i follonichesi. Ungheresi, come quelli che adesso non vogliono i profughi siriani nel proprio paese e che costruiscono un muro per non farli entrare. Allora furono molti coloro che si prodigarono per aiutare questa gente che fuggiva e che da Follonica spesso emigrò in altri paesi, perlopiù nel nord Europa.
Una storia che si ripete, simile attraverso gli anni, con una costante: il sentimento di accoglienza che ha contraddistinto e contraddistingue molte comunità maremmane.
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