ROCCASTRADA – Riteniamo opportuno richiamare l’attenzione l’esplosivo fenomeno di insediamenti sul territorio regionale e oltre, di impianti alimentati a biomasse per la produzione di energia elettrica. Tali impianti, proposti come funzionali per la soluzione di varie problematiche, già a un primo esame manifestano evidenti contrasti con programmi, linee guida e norme della Green Economy e Green Energy». Così la lista civile Il Comune di Tutti interviene sul tema delle biomasse a Roccastrada.
«In particolare: non si concilia la necessità di riduzione del CO2 in atmosfera con l’abbattimento di centinaia di ettari di bosco, se pur ceduo, richiesto da ciascun impianto da 5 MW considerata la funzione strategica, oltre che biologica, del bosco su questo fronte – aggiungono -. Vista l’impossibilità di garantire un costante rifornimento di legname integro da bosco, nel periodo naturale del ciclo di vita, a ciascun impianto previsto ad oggi sul territorio delle province di Grosseto, Siena e Livorno, risulta evidente la necessità di ricorrere, per alimentarli, con conferimento di Rsu e assimilati che nulla hanno di biomasse. Tali impianti a nostro avviso assurgono di fatto a funzioni proprie di smaltitori di RSU, in aperto conflitto con quanto promosso dal PIT Toscana e dai programmi Comunitari con indubbie ripercussioni negative su tutta la catena alimentare».
«Inoltre dobbiamo constatare, come tale pratica si inserisca su una materia quale quella della produzione dei rifiuti meritoria di un progetto e programma a se stante che investa stili di vita, raccolta selettiva, riciclo, riutilizzo e smaltimento, tramite l’educazione e l’incentivazione dei cittadini anche con meccanismi di premialità e attivando, ove possibile, la raccolta porta a porta – proseguono -. Tali evidenze e considerazioni ci fanno quindi ritenere di essere di fronte ad una scelta che, puntando su norme, introiti da vendita di energia, incerte limitazioni sull’uso dei boschi e prassi dei controlli sino ad oggi rivelatasi sconfortante,si esprime nel concreto come sfruttamento dell’ambiente e quindi dannosa alla salute delle persone e dei viventi in genere per puro beneficio di pochi».
«Chiediamo, quindi, di adoperarsi per: il ritiro del decreto ministeriale 6 Luglio 2012. Legiferare per permettere la costruzione di tali impianti solo di piccole dimensioni di norma a servizio di aziende Agricolo-Forestali, con l’obbligo di mettere a dimora piante a rapida crescita. Creare le condizioni per realizzare pratiche di buon vicinato, per eliminare l’abbruciamento di vegetali residui in piena e libera aria»