GROSSETO – La vicenda della chiusura degli uffici postali periferici anche dopo l’ordinanza di sospensiva del Tar che non ha impedito all’azienda di chiudere già alcuni sportelli in provincia di Grosseto, continua a preoccupare i sindaci maremmani.
Per Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora, «la decisione di Poste di chiudere arbitrariamente gli uffici è gravissima». Ed è lui, uno dei sindaci più giovani della provincia a intervenire oggi sulla situazione che stanno vivendo diverse piccole comunità del nostro territorio e che nel suo comune riguarda la frazione di Selva. «Gli uffici postali – scrive Balocchi – sono necessari e devono restare aperti. E’ un problema sociale che non può essere regolato da calcoli economici. La situazione che in questi giorni si sta delineando anche in provincia di Grosseto è paradossale: uffici che riaprono grazie alla sospensiva decisa dal Tar, altri chiusi perché Poste Italiane con varie scuse non applica a tutti la scelta del tribunale».
L’appello Balocchi lo rivolge soprattutto a Regione e Governo perché ormai la discussione sui servizi da garantire ha assunto una dimensione nazionale. «Non si può chiudere senza sostituire – dice Balocchi –, altrimenti cadono anche tutti i ragionamenti sulla necessità del presidio idrogeologico del territorio, sulla salvaguardia della risorsa idrica, la valorizzazione del turismo interno, la conservazione delle produzioni tipiche spesso presenti lontano dai grandi agglomerati urbani. Il problema è dunque più ampio, e proprio per questo anche di Poste se ne devono occupare seriamente e rapidamente la Regione Toscana e il Governo».
Si può pensare, e questa è l’idea di Balocchi anche a nuovi sistemi per erogare i servizi nei territori periferici a patto che si voglia trovare la soluzione così come proposto con un progetto pilota anche dal sindaco di Montieri Nicola Verruzzi,
E sulla questione interviene anche il Partito democratico.
«In una provincia come quella di Grosseto – dice Maurizio Bizzarri, responsabile provinciale enti locali del Pd, molto estesa e con poca popolazione, veder chiudere anche un solo ufficio postale di un paese è un vero dramma. Siamo chiamati ad un salto di qualità che unisca la “resistenza” anche legale per mantenere i presidi periferici ad una capacità di risposta politica propositiva».
«E’ evidente che gli uffici postali delle frazioni e dei paesi non posso essere giustificati dal punto di vista economico. Il problema, dunque, non è dell’impresa Poste Italiane che ha come compito quello di garantire una gestione economica del servizio».
«Il problema dei servizi non economici non è dunque solo dell’impresa Poste, ma deve essere collocato tra i servizi sociali dello Stato. Se le poste “minori” rappresentano un servizio sociale indispensabile ed essenziale, se garantire anche attraverso queste strutture il consolidamento di una popolazione nelle zone interne costituisce un presidio ambientale di interesse generale anche dei territori collinari e montani, se è vero tutto questo dobbiamo, politicamente, spostare il soggetto da coinvolgere».
«Alla sanità, alle strade, agli autobus, alla polizia, è necessario aggiungere i servizi erogati dalle Poste. Ricollocando il problema nel sociale alla battaglia di breve termine ingaggiata utilizzando il Tribunale Amministrativo Toscano per scongiurare per adesso le chiusure, dobbiamo avere la responsabilità di aggiungere una guerra forte che affronti complessivamente la vita nella “periferia” del nostro Paese».
«Il Partito Democratico di Grosseto proprio partendo dalla crisi determinata da Poste Italiane vuole aprire una discussione strategica con la Regione Toscana e con il Governo per attivare strumenti che, intervenendo sulle leve fiscali (riducendo le tasse), sugli incentivi al ripopolamento delle campagne e all’insediamento di imprese, sul rafforzamento della rete internet e sui servizi, favoriscano gli insediamenti di giovani e la permanenza nei paesi di chi è nato e vissuto in questi splendidi luoghi».