GROSSETO – La associazione nazionale Liberacaccia ha impugnato con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica la delibera della Provincia di Grosseto con cui è stata esclusa dal comitato dell’ATC Grossetano, nel quale sono stati nominati tre membri designati da Federcaccia, Arcicaccia e Enalcaccia.
A fondamento del ricorso l’associazione esclusa ha assunto la violazione della normativa che prevede che vengano designati i membri tra le associazioni più rappresentative in modo da garantire il pluralismo, e che la provincia ha ignorato. Infatti Liberacaccia è la seconda associazione a livello nazionale e, con i suoi 1624 iscritti, la terza sul territorio; ciò nonostante la provincia ha scelto come terzo membro dell’ATC quello designato dalla Enalcaccia che non ha neanche la metà dei propri iscritti, appena 721.
“Scegliendo i membri designati dalle associazioni politicamente affini – afferma il presidente provinciale Paolo Isidori – la Provincia, oltre a disattendere le norme, svuota di contenuto l’ATC, mortificando la dialettica al suo interno. E’ un fatto che la Liberacaccia, forte della sua rappresentatività nazionale e locale, sia l’unica associazione che contesta e si oppone a molte decisioni della Provincia, compreso il piano faunistico venatorio. In questo modo si toglie ogni valore al confronto, confermando che le decisioni vengono prese altrove rispetto ai luoghi a ciò deputati.
“Per questo motivo la Liberacaccia ha deciso di proporre ricorso al Presidente della Repubblica. La goccia che ha fatto traboccare il vaso – incalza Isidori – è la circostanza che il provvedimento sia stato istruito da un funzionario che ha da anni un incarico di rilievo da parte di una delle associazioni il cui membro è stato designato nel comitato. Circostanza questa che a nostro giudizio configura un vero e proprio conflitto di interessi e che la Liberacaccia ha segnalato alla magistratura della Procura della Repubblica”.
“Comportandosi in questo modo – conclude Isidori – non si fanno gli interessi dei cacciatori ma, soprattutto, si fa perdere credibilità all’amministrazione in un momento in cui, invece, c’è bisogno di garantire la massima partecipazione a associazioni e cittadini nella gestione dei beni della collettività”.