MONTEROTONDO MARITTIMO – “Odori nauseabondi e insopportabili” sono quelli che sono stati segnalati ad Arpat con una serie di esposti tra luglio e agosto e a seguito dei quali sono scattati i controlli. I cattivi odori come ricorda Arpat erano stati «avvertiti in diversi punti all’intorno del perimetro dell’impianto della Solemme nel comune di Monterotondo Marittimo, azienda che, anche in passato, era stata oggetto di medesime lamentele. I luoghi maggiormente interessati dalle maleodoranze erano le località Botro Santo Stefano, Real Ponte, Casette e Campidoglio».
«La Solemme svolge attività di stoccaggio, trattamento e recupero di determinate tipologie di rifiuti speciali non pericolosi e di rifiuti urbani ai fini della produzione di compost di qualità e fertilizzanti – precisa Arpat -. Sin dalle prime segnalazioni pervenute questa Agenzia si è attivata effettuando ispezioni sui luoghi di provenienza delle segnalazioni ed all’interno dell’impianto per la verifica delle potenziali sorgenti emissive di cattivi odori, anche su richiesta dell’Amministrazione comunale. Nell’ambito di tali verifiche, pur non ravvisando violazioni rispetto all’attuale quadro autorizzativo, è stato riscontrato che nelle operazioni di manutenzione effettuate sui macchinari presenti all’interno dei capannoni di fermentazione (per lo svolgimento delle quali è prevista l’apertura delle porte al fine di consentire l’accesso in sicurezza degli addetti) può verificarsi la fuoriuscita di sostanze maleodoranti provenienti dal materiale trattato all’interno, che in alcune condizioni meteo-climatiche possono essere avvertite nei pressi dell’impianto».
«Alla luce di questi elementi e da quanto dichiarato dal gestore si è potuto dedurre che all’interno dei locali di fermentazione si mantengano elevate concentrazioni di gas, quali ammoniaca, che fanno pensare o ad un insufficiente dimensionamento dell’impianto di captazione delle aree esauste dei capannoni (quindi un non adeguato numero di ricambi d’aria), od alla disattivazione del sistema stesso (presumibilmente durante i periodi nei quali l’impianto non risulta presidiato)» precisa l’Arpat.
«Si è quindi ritenuto che tali problematiche possano risultare quanto meno mitigate attraverso l’adozione di alcune misure operative e gestionali da parte dell’Azienda, quali: effettuazione di 4 ricambi/ora durante il rivoltamento della massa e 2 ricambi/ora nelle condizioni di riposo della massa compostata, funzionamento in continuo (h24 e 365 g/a) dello scrubber (impianto di abbattimento dei gas), in modo da garantire maggiormente l’abbattimento delle sostanze odorigene durante qualsiasi fase del ciclo lavorativo, riduzione al minimo del numero delle operazioni di manutenzione (cercando, ad esempio, di proteggere gli elementi elettrici o meccanici dei macchinari dalla corrosione dovuta ai gas presenti), aggiornamento puntuale, su apposito registro vidimato dall’Autorità Competente, di ogni manutenzione delle macchine rotofac (rivoltatori di biomasse – vedi immagine a lato) con dettaglio dei tempi occorrenti e della tipologia di intervento»
La relazione di Arpat è stata inviata alla Provincia, al Comune di Monterotondo e alla Asl «l’azienda sanitaria è l’ente competente alla valutazione dei disagi subiti dai cittadini per le maleodoranze».
Fra le prescrizioni proposte: l’implementazione di un sistema di supervisione e registrazione di alcuni parametri impiantistici per verificare il trend e l’efficacia del sistema di aspirazione delle arie esauste dei capannoni di fermentazione e loro conseguente abbattimento con scrubber; l’adeguamento della postazione di campionamento per rendere possibile il controllo delle emissioni da parte di Arpat. I problemi legati al cattivo odore, conclude Arpat «rimarranno inalterate sino a quando non verra modificato l’attuale sistema».