GROSSETO – Il due di Settembre il mondo venatorio si prepara alla prossima stagione di caccia, e con la cosi detta preapertura si andranno a cacciare tortore, colombacci, gazze, ghiandaie e cornacchie grigie.
Un solo giorno che darà poi il via all’apertura generale del 20 di Settembre, tanto attesa dai cacciatori e dagli agricoltori, che vedono oramai da tempo un incremento esponenziale della selvaggina in particolar modo il cinghiale, cacciabile dal primo di novembre.
«Il cinghiale oggi selvatico alla ribalta delle cronache nazionali – scrive il presidente di Federcaccia Luciano Monaci – , invasore di vasti territori, in gran parte abbandonati e vietati alla caccia programmata, mette alla prova chi fino ad oggi ha cercato di imbalsamare tutto senza lungimiranza e un briciolo di conoscenza, nel completo disinteresse delle reali esigenze del territorio».
«In Italia non siamo neanche capaci di gestire i cinghiali, risultato scontato di mala visione e conoscenza di un territorio dove abbiamo impedito alla caccia e ai cacciatori di esprimere la loro professionalità ed loro sapere, messo da parte e sostituto con quello di chi crede che tutto possa avvenire naturalmente senza l’intervento dell’uomo».
«Questo dimostra ancora una volta il completo fallimento di un sistema gestionale voluto e praticato solo per garantire privilegi e interessi di parte, come di solito avviene nel nostro paese. Mettendo da parte chi nel rispetto delle tradizioni, culture e usanze locali, cerca di valorizzare la bellezza e la particolarità del nostro territorio, noi siamo convinti, come cacciatori, di avere il dovere di salvaguardare e mantenere una cosa già bella e unica al mondo. Peccato che un sistema complicato, voluto, studiato, pieno di normative, regolamenti e balzelli hanno portato allo scenario che tutti stiamo vivendo».
«Certo, la soluzione migliore è trovare un capo espiatorio, e chi se non il cacciatore, senza nessun potere, messo alla gogna da un sistema mediatico, illuminato e benpensante, che si tira indietro da qualsiasi responsabilità, senza ricordarsi di quanti studi, convegni e progetti i lor signori hanno fatto, spendendo soldi pubblici, ottenendo risultati visibili a tutti e privi di riscontri positivi. Così si scopre il cinghiale, dicono importato dai cacciatori, che crea danni e problemi, non ricordandosi dei numerosi allarmi lanciati in passato dai cacciatori, rimandati al mittente facendo figurare il mondo venatorio come esseri affamati di sangue e di distruzione, incapaci di lungimiranza e amore per la natura, distruttori di biodiversità, categoria in via di estinzione non più necessaria alla società moderna».
«Questi erano gli argomenti di un mondo animalista e ambientalista illuminato e qualificato, al quale oggi chiediamo chi ha immesso il lupo, i corvidi, la nutria, il capriolo, il daino, il cervo, i gabbiani, i cormorani, lo storno, ecc-ecc…, capaci di arrecare danni irreversibili alla società e all’ambiente, sono stati ancora i cacciatori egoisti? o è frutto di un sistema sbagliato troppo mirato alla salvaguardia di tutto e di tutti senza rispettare le regole dettate dal buon senso e dalla natura, basate sulla sostenibilità a salvaguardia della biodiversità, delle specie animali e del territorio? La soluzione è semplice, dobbiamo sostituire chi ha sbagliato, suggeritori di teorie fino ad oggi rilevatosi infondate, costose per la società e per il territorio, divulgatori di falsi moralismi che rischiano di trasformare il cinghiale in una belva feroce divoratrice di uomini, oramai vegetariani, vegani e falsi ambientalisti, chissà che non sia proprio il cinghiale a trovare una soluzione definitiva. Un grosso in bocca al lupo a tutti i cacciatori».