FOLLONICA – Il Movimento 5 Stelle di Follonica ha depositato un’interrogazione al sindaco per avere chiarezza sui passaggi che stanno portando alla riqualificazione dell’intera area ex-Ilva. L’intenzione del Movimento è capire quanto gravi su ciascun cittadino follonichese il recupero dell’area. «Abbiamo ricostruito la vicenda ed è emerso come, per scelta politica, l’area ex Ilva sia strettamente legata alla realizzazione della nuova caserma dell’arma dei carabinieri, due progetti di cui riconosciamo sicuramente l’importanza – dicono -. Riteniamo altrettanto importante e doveroso verso la cittadinanza stabilire se la scelta dei tempi e modalità siano state le più opportune».
«I passaggi amministrativi e i relativi atti ufficiali, che hanno portato alla situazione attuale, iniziano nel 2007 attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il comune di Follonica, agenzia del demanio e Ministero delle finanze fondato sul principio della permuta, quindi ipoteticamente senza pesare sulle casse comunali, in cui il comune, in cambio dell’intera area ex-Ilva, avrebbe ceduto allo Stato l’attuale sede dei carabinieri, il terreno dove sorge la nuova caserma e provveduto, a spese del comune, alla realizzazione della stessa – precisano i pentastellati -. Successivamente si decide che la costruzione della nuova caserma dei carabinieri sia finanziata, non con un mutuo, ma attraverso un contratto di leasing che di fatto impedisce di attuare la strategia della permuta poiché la proprietà del bene, diversamente dal mutuo, per 20 anni sarà della società di leasing, costringendo il comune, non potendo più trasferire la proprietà della caserma allo stato, a stipulare una concessione».
«Infatti a distanza di tre anni tale protocollo viene di fatto stralciato, soppiantando il principio della permuta con una concessione che viene firmata nel 2010. Evidenziamo che il comune ha la necessità di avere la proprietà o un atto come la concessione per avere la piena disponibilità dell’area affinché possa accedere al finanziamento del Piuss. Con questa concessione il comune di Follonica si impegna per 50 anni a pagare allo Stato un canone “provvisorio” iniziale di 96.150 euro e raddoppiato in soli due anni, a 182.685 euro, presumibilmente destinato ad aumentare negli anni anche perché soggetto a rivalutazione annuale. A giugno 2015 il comune, demanio e Ministero degli interni stipulano un accordo procedimentale, in cui viene regolarizzato il contratto di locazione della nuova caserma facendo un’operazione di scomputo tra somme di denaro che il comune deve allo Stato a titolo della concessione dell’area ex-Ilva e che lo Stato deve al comune per la locazione della nuova caserma».
«Analizzando l’intero iter risulterebbe che, tra tutti gli enti coinvolti, il comune sia quello più penalizzato economicamente. I follonichesi pertanto si ritroveranno, per molti anni, un carico economico cui fare fronte costituito dalle rate del leasing per la realizzazione della nuova caserma, dal canone di concessione per avere la disponibilità dell’area ex-Ilva, dal mutuo sostenuto per la riqualificazione degli edifici ubicati nell’area in questione per la parte non coperta dal finanziamento Piuss. Questi beni immobili difficilmente saranno, anche in futuro, di proprietà del comune di Follonica».
«Chiediamo al sindaco pertanto la massima trasparenza e precisione nel fornire le adeguate motivazioni alle decisioni assunte – aggiungo -, e più precisamente: perché è stato preferito il leasing ad un’altra forma di finanziamento; perché non è stato perseguito il progetto originario della permuta; come mai è stato stipulato un contratto di locazione per soli sei anni a fronte di impegni decennali sempre per il contratto di leasing e per la concessione dell’area ex-Ilva e soprattutto come intenderà procedere questa amministrazione all’acquisizione dell’area stessa».
«La vicenda dell’area ex Ilva è stata gestita nel corso di tre mandati amministrativi, tutti targati centrosinistra, che tuttavia hanno preso decisioni discontinue e contraddittorie, il cui oneroso costo economico ricadrà sulla città e quindi sui cittadini e durante il periodo economico più buio degli ultimi decenni – concludono -. Forse era bene aprire un’ampia riflessione: l’opera era proprio così prioritaria per i follonichesi? Non era maggiormente necessario attuare la tanto auspicata “spending review” e adottare una politica tributaria/fiscale a sostegno delle famiglie? Oppure realizzare altre opere pubbliche, di cui ha effettivamente urgente bisogno la città, come la riqualificazione del sistema fognario, del patrimonio scolastico e della sicurezza stradale?»