PISA – È un quadro complessivamente positivo quello che emerge dai monitoraggi dei tecnici di Goletta Verde in Toscana, ma che continua a evidenziare situazioni di criticità in particolare in Versilia e nell’area nord della regione oltre che in due punti all’isola d’Elba. Sui ventidue punti monitorati lungo le coste toscane, sette presentano cariche batteriche elevate e per cinque di questi il giudizio è di fortemente inquinato. Nel mirino ancora una volta foci di fiumi, canali e torrenti che continuano a immettere in mare sostanze inquinanti, con gravi rischi non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti
Legambiente chiede quindi alla Regione Toscana e agli enti territoriali interessati di verificare le criticità emerse e risolvere al più presto il deficit depurativo ancora presente.
È questa la richiesta avanzata dalla storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che in questi giorni sta facendo tappa in Toscana, ultima regione del tour 2015. L’istantanea regionale sulle acque costiere dell’equipe tecnica dell’imbarcazione ambientalista è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Marina di Pisa da Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e Ilaria Sbrana, presidente di Legambiente Pisa.
L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è, bene specificarlo, è quello di individuare le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. Il nostro è quindi un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né assegniamo patenti di balneabilità, ma restituiamo comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. I punti scelti sono stati individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta.
Criticità che sicuramente sono note, visto anche che secondo l’Istat (dati al 2012) in Toscana ad essere trattati in maniera adeguata è soltanto il 50,1% del totale del carico generato. Anomalie che ha evidenziato anche l’Unione Europea nell’ultima procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia che comprende anche 42 agglomerati urbani toscani (il 18% rispetto ai 230 agglomerati totali). Un dato in linea purtroppo con la tragica situazione italiane, dove solo due aree metropolitane italiane delle 14, quella fiorentina e torinese, hanno raggiunto una depurazione al 100%. Inadeguatezze che, secondo i calcoli del Governo, poterà la cifra complessiva delle sanzioni UE a carico del nostro Paese a circa 480 milioni di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere.
“La Regione Toscana ha sempre investito molto nelle politiche ambientali, così anche recentemente sono stati annunciati nuovi fondi per migliorare il sistema depurativo sia dei comuni costieri che dell’entroterra – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana -. La vocazione turistica e naturalistica di una delle più belle aree della Penisola non può più rischiare di essere messa in discussione però dai ritardi con i quali si sta procedendo a mettere a sistema gli interventi necessari. I nostri monitoraggi mettono in evidenza situazioni in alcuni casi sicuramente già note, ma ci preoccupano alcuni punti che negli anni passati non presentavano problemi e quest’anno evidenziano invece cariche batteriche elevate. È chiaro che il carico antropico di agosto è notevole, ma questa non può essere una scusante per una regione che punta all’accoglienza turistica. Occorre intervenire al più presto, mantenendo alta la guardia anche sul nuovo cemento che si affaccia sulla costa”.
Da migliorare anche l’informazione ai cittadini. La vigente direttiva sulle acque di balneazione impone, infatti, ai Comuni di divulgare l’informazione sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in tutti i punti campionati, né nelle immediate prossimità, i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa. Inoltre, facendo un raffronto con il Portale delle Acque del Ministero della Salute, dei sette punti risultati inquinati o fortemente inquinati risulta che quattro di questi non sono per nulla campionati dalle autorità competenti (Foce torrente Carrione, foce del torrente Lavello, Foce fiume Versilia, l’area nei pressi dello scarico del Depuratore Vaccarelle) e 3 risultano invece balneabili: parliamo della Foce fosso Montrone a Pietrasanta, la foce dello scarico presso la spiaggia di via salivolia a Piombino e il Fosso Madonnina a Porto Ferraio).
Le analisi di Goletta Verde -I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente 4 e 5 agosto scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Anche in provincia di Grosseto non sono state riscontrate anomalie. Tutti nella norma i campioni prelevati: al canale Taglio d’Ansedonia, nel comune di Orbetello; alla foce canale allacciante in località Puntone di Scarlino; alla foce del fiume Bruna – Porto Canale a Castiglione della Pescaia; alla foce del fiume Albegna in località Albinia di Orbetello; alla spiaggia Cala Galera a Poggio Pertuso di Monte Argentario.
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il non corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.