GROSSETO – Alla fine di giugno, dopo tre trimestri negativi e anche grazie alla stagionalità favorevole, torna in positivo la dinamica demografica delle imprese maremmane. Il tasso di crescita trimestrale, al netto delle cancellazioni d’ufficio, fa risultare Grosseto la provincia toscana con la migliore performance (+0,8%).
Segnali questi non negativi anche se è prematuro dire che il trend è stato invertito. Si rafforza il processo di capitalizzazione anche per effetto della normativa sulle srl semplificate. Crescono, sia a livello tendenziale che congiunturale, le società di capitali mentre continuano a diminuire le imprese individuali. Si consolida la leadership regionale per la presenza delle imprese rosa.
“Il dato ancorché numericamente positivo lascia immutato l’assetto imprenditoriale locale – commenta il presidente Riccardo Breda – le imprese agricole superano di tre volte la media toscana, il manifatturiero è molto meno della metà, il commercio e’ 6-7 punti sotto la media regionale mentre gli alberghi e i pubblici esercizi, a conferma della vocazione turistica territoriale (e della progressiva terziarizzazione del territorio), sono sopra di 1-2 punti. È un assetto che non avendo garantito la crescita e lo sviluppo (fino ad oggi), difficilmente potrà essere la “leva” su cui puntare nel domani. La crescita delle società di capitali, infine, oltre a scontare l’effetto delle semplificazioni, potrebbe essere indotta dalla ricerca di forme imprenditoriali (apparentemente) più “protette”. Importante, infine, il dinamismo imprenditoriale femminile. È da chiedersi, però, quanto anche questo sia frutto di una scelta piuttosto che di una “necessità” (il fare impresa come antidoto al protrarsi della mancanza di lavoro).”
Tutti i numeri delle imprese maremmane – I dati sono curati da Infocamere e riguardano il secondo trimestre del 2015.
Alla data del 30 giugno 2015 risultano iscritte al Registro delle Imprese della Camera di commercio di Grosseto 28.753 sedi di imprese, numero che sale 35.579 se si considerano anche le sedi locali. In Toscana sono 413.315 (506.199 con le sedi locali).
Dopo tre trimestri negativi torna in positivo il saldo (+ 114) tra le imprese iscritte e quelle cancellate, al lordo delle cancellazioni d’ufficio; il tasso di crescita trimestrale risulta pari a 0,40 %, un valore di poco inferiore al valore medio complessivo della regione (0,58%).
Il dato relativo alla dinamica congiunturale del sistema produttivo grossetano, risulta decisamente migliore, significando un valore considerevole del saldo sia in termini assoluti (+229) che relativi, facendo registrare, in questo ultimo caso, un tasso di crescita trimestrale pari a + 0,80%.
L’ interruzione del trend negativo, tuttavia, non deve però consentire conclusioni affrettate in merito alla attesa uscita dal tunnel. Infatti, storicamente, il secondo trimestre dell’anno è quello in cui si registra una maggiore propensione verso l’avvio di nuove imprese, in considerazione della particolare stagionalità della nostro sistema economico ed in particolare del turismo. In realtà una lettura dello stato di salute complessivo della economia provinciale richiede un livello di approfondimento senza dubbio più articolato e complesso ed invita a considerare non solo aspetti di demografia imprenditoriale ma anche di natura diversa alcuni dei quali non necessariamente locali: accesso al credito, andamento dei consumi, tassazione e burocrazia, aspettative delle famiglie.
I numeri settore per settore – In agricoltura (saldo iscrizioni – cessazioni, +41), nel commercio (saldo +23), nell’attività di servizi di alloggio e ristorazione (+13) nelle attività manifatturiere e nelle costruzioni (saldi, rispettivamente, +5 e +4); si rileva inoltre che, oltre ai comparti sopra indicati, un peso consistente e rilevante è “tecnicamente”imputato alla voce imprese non classificate e cioè a tutte quelle imprese che, pur registrate, non hanno ancora iniziato l’ attività. In base alla serie storica dei dati possiamo però anticipare che, quando ciò si verificherà, dette imprese molto verosimilmente si spalmeranno, tra i diversi settori, assestando, forse, ma di certo non stravolgendo il peso specifico di ciascuno di essi.
Le imprese e la loro forma – Come rilevato nei commenti del precedente trimestre, un certo effetto tonico è stato prodotto anche dalla introduzione di norme di semplificazione per la costituzione di srl; infatti al 30 giugno 2015 le srl semplificate risultano 225 con un incremento di 45 unità nel giro di tre mesi (in pratica una nuova srls ogni due giorni). Tali dati costituiscono la prova provante che il nuovo strumento dopo un inizio abbastanza sottotono ha manifestato, grazie soprattutto agli elementi “incentivanti”, un interessante appeal soprattutto nei confronti della neo imprenditorialità.
In buona sostanza con una progressiva crescita delle società di capitali, una costanza di quelle di persone ed un calo di quelle individuali si registra nei fatti una rinnovata tendenza alla capitalizzazione del tessuto imprenditoriale della provincia di Grosseto. In termini percentuali (tav.3 D) le società di capitali sono passate dal 8,6% del 2003 all’11,8%del 2008 al 13,7% di un anno fa per giungere ad attestarsi al 14,5% al 30 giugno 2015; quelle di persone rimangono grosso modo costanti (21,9% nel 2003, 21,5% nel 2008, 21,8% dodici mesi orsono e 21,7% al termine del II trimestre 2015) mentre le imprese individuali calano in modo significativo e progressivo (66,6% nel 2003, 63,6% nel 2008, 61,3 % al 30 giugno 2014 ed infine 60,6% nell’ultima rilevazione).
Le imprese rosa – L’ultima considerazione viene riservata all’universo in rosa ed alla peculiare significatività dell’impresa femminile per il sistema economico grossetano. Al 30 giugno 2015 in Maremma ben 26,86 imprese su 100 sono inquadrabili come tali.
Grosseto, ancora una volta si dimostra “regina” tra le 10 province toscane distanziando di oltre un punto Livorno e di ben 4 e 5 punti, rispettivamente, il valore medio regionale e nazionale
La presenza femminile in Maremma si manifesta con una certa imponenza non solo nei comparti economici tradizionali quali l’agricoltura (34,06%), alberghi e P.E. (31,73%) e commercio (28,96%), ma anche nella sanità (45,88%) e nelle altre attività di servizi (55,5%) dove, come in quest’ultimo caso, risulta addirittura maggioritario.