MASSA MARITTIMA – Fu un’iniziativa sociale diffusa nell’Italia centrale e meridionale fin dal tardo 1400, a favore della povertà del mondo contadino, a cui la Chiesa dette particolare sostegno fin dall’inizio, attraverso l’impegno diretto di alcuni suoi ordini religiosi. Il meccanismo si basava sulla solidarietà partecipata e consentiva di prestare orzo e grano per la semina, a coloro che ne erano sprovvisti a causa della miseria. I quantitativi di semenza – il Monte, appunto – venivano predisposti per libera donazione di chi ne aveva in eccedenza, con offerte in denaro finalizzate, oppure grazie a quanto veniva accantonato a tal fine dagli stessi contadini nel mettere giornate di lavoro gratuite durante il raccolto. Ed il papa Benedetto XIII (1724-1730) pugliese d’origine, si distinse per il forte invito che fece ai vescovi dell’epoca, affinchè ogni diocesi disponesse la realizzazione di questi Monti.
Le condizioni di crescente e diffusa povertà in Maremma, in particolar modo nel XVIII secolo, appaiono ben chiare in un documento datato 1740 del vescovo di Grosseto Antonio Franci, ove si legge che “la miseria degli abitanti è giunta a tal punto che, anno dopo anno, riescono appena a provvedere ai propri bisogni”.
Nella Maremma del Settecento sono ricordati due Monti Frumentari di rilievo: quello di Orbetello, con un capitale corrispondente a 13.000 scudi e quello di Massa Marittima dotato di un valore pari a 1.000 scudi (a 10 scudi di moneta corrispondeva 1 moggio di grano, ossia 585 litri, pari ad 8 sacca di aridi).
Il Monte di Massa Marittima fu voluto dal canonico don Curzio Bandini che donò a tal fine 1.000 scudi di valore capitale iniziale e funzionò egregiamente per diversi anni. Chiuse poi per fallimento nel 1778 a causa dell’infedeltà di due cassieri del Monte stesso. La semente rimasta alla chiusura venne venduta ed il ricavato distribuito a metà tra il Seminario cittadino e l’Opera della cattedrale massetana.